La statua lignea dell’Immacolata di fine seicento – inizio settecento torna nella chiesa parrocchiale di Bellizzi dopo quasi 70 anni. Era stata donata da mons. Aniello Vicinanza nel 1945
Ieri, 31 maggio, alle ore 19:00, la statua è stata portata in Piazza del Popolo. Presenti le autorità civili e religiose e molti cittadini bellizzesi che hanno accolto la statua dell’Immacolata sventolando dei fazzoletti bianchi in segno di devozione.
Dopo un momento di danza e musica tradizionale ed una rievocazione storica, ha preso la parola il parroco di Bellizzi, padre Franco De Crescenzo, che si è espresso con queste parole: “Un ritorno d’amore teologico, spirituale, un ritorno nel cuore di un popolo che riconosce in Maria una guida”. Il parroco ha poi rivolto un saluto e un augurio alla rinnovata amministrazione e al consiglio comunale. Ha poi parlato il sindaco di Bellizzi, Mimmo Volpe, il quale si è detto molto contento del ritorno della statua della madonna alla comunità di Bellizzi. Rivolgendosi al parroco, ha poi aggiunto: “ti devo un ringraziamento pubblico per quello che hai fatto per i giovani della comunità di Bellizzi, per l’ascolto che presti, per il rispetto che riconosci all’amministrazione”. In seguito, la statua è stata portata in processione presso la Chiesa parrocchiale di via Torino, dove ha avuto luogo la celebrazione della Messa e, a seguire, un momento di convivialità.
La statua dell’Immacolata, lignea, risale alla fine del ‘600, inizio del ‘700 e fu donata da mons. Aniello Vicinanza esattamente 74 anni or sono, il 31 maggio del 1945. Il parroco di allora, don Cesare Salvatori, riporta questa testimonianza: “per la chiusa del mese di maggio la chiesa si arricchisce d’un meraviglioso dono del M.R. Don Aniello Vicinanza, Priore dell’Annunziata in Salerno: una bella Statua della Madonna Immacolata, già tenuta in sequestro dagli Inglesi al museo, come preziosa ed antica opera d’arte” (Bertoniano, Cronaca Stimmatina, anno 1945, p. 135). La madonna di questa statua è – a uno sguardo attento – incinta, indice che l’autore, nella composizione dell’opera, avesse in mente di rappresentare il segno descritto nel libro dell’Apocalisse: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto” (Ap 12, 1-2). Tenuta a lungo in custodia da una famiglia bellizzese, ora, dopo i lavori di restauro, è tornata nella chiesa parrocchiale; non nell’allora piccola chiesa di via Roma, ma nella chiesa parrocchiale di via Torino, anch’essa recentemente restaurata.