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Il sentimento del tempo all’epoca dei Pink Floyd

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Il sentimento del tempo all’epoca dei Pink Floyd

Time è uno dei brani di maggior successo dei Pink Floyd, pubblicato per la prima volta nell’ album The Dark Side of the Moon del 1973.

Questa canzone si presenta divisa in più parti: la prima di esse è l’intro, costituito da un continuo ticchettare di orologi e sveglie che, dopo aver suonato insieme per qualche secondo, riprendono il loro “cammino”, immettendo già in quella che sarà l’atmosfera amara e, per certi versi cupa, del pezzo.

La “sezione” successiva di Time è formata dalla prima strofa in cui sembra proprio che venga ripercorso il tema dell’alienazione specie giovanile, l’incapacità di vivere il momento presente, in attesa di qualcosa di esterno da noi che possa cambiare radicalmente le cose:

Ticking away the moments that make up a dull day/ You fritter and waste the hours in an off hand way /Kicking around on a piece of ground in your home town / Waiting for someone or something to show you the way / Tired of liyng in the sunshine staying home to watch the rain / You are youg and life is long and there is time to kill today / And then one day you find ten years have got behind you / No one told you when to run,you missed the starting gun;

Ticchettando via i momenti che riempiono un giorno noioso / Sciupi e sprechi le ore in una strada fuori mano / Gironzolando in un angolo della tua città / Aspettando qualcuno o qualcosa che ti mostri la via / Stanco di giacere nella luce del sole stando a casa a guardare la pioggia / Tu sei giovane e la vita è lunga e c’è tempo da ammazzare oggi / E poi un giorno trovi che hai 10 anni dietro di te / Nessuno ti dice quando correre, hai mancato lo sparo iniziale.

Probabilmente la sensazione di aver perso il colpo di pistola dello starter nella corsa della vita era un sentimento condiviso, specie negli anni contemporanei alla stesura del brano, ma, allo stesso tempo, si tratta di una sensazione universale, in cui tutti possiamo riconoscerci: si potrebbe addirittura dire che in questo testo vi sia qualcosa di archetipico, di comune a tutti gli esseri umani.

Inoltre è da sottolineare come a dispetto di una musica piuttosto dolce, la voce cantante ha toni sottilmente arrabbiati, c’e’ un senso di frustrazione che pervade il testo.

Dopo l’assolo “al mezzo” del brano, che pare sottolineare nuovamente il fluire inarrestabile del tempo, si trova la terza parte di Time: l’anonimo protagonista della canzone si ritrova dopo un lasso indeterminato di tempo a meditare su quello che poteva essere e non è stato, sul tempo sprecato, sui tanti progetti creati, abbozzati e mai perseguiti fino in fondo:

And you run and you run to catch up with the sun, but it’s sinking / And racing around to come up behind you again / The sun is the same in the relative way,but you’re older / Shorter of breath and one day closer to the heart /Every year is getting shorter, never seem to find the time / Plans that either come to naught or half page of scribbled / Hanging on in quite desperation is the english way;

E tu corri e corri per raggiungere il sole, ma sta tramontando / E correndo intorno per spuntarti ancora alle spalle / Il sole è relativamente lo stesso, ma sei più vecchio / Col respiro più corto e un giorno più vicino alla morte / Ogni anno diventa più corto, nessuno sembra trovare il tempo / Progetti che finiscono nel nulla o mezza pagina di righe scarabocchiate / Sopravvivere in una quieta disperazione è il modo all’inglese.

Qui emerge, nuovamente, un sentimento di rabbia, che si esplicita nella critica verso il “sistema” inglese: è la rabbia sottile dell’utopista sconfitto, che continua a credere nell’importanza del suo sogno ma ormai sa che non è possibile raggiungerlo.

Verso la fine, il brano, per così dire, dall’universale discende al particolare, riflette su sé stesso; non c’è stato il tempo necessario nemmeno per rifinire la canzone che, però, si chiude su una nota paesaggistica in cui compare una dolce illusione consolatrice:

The time is gone the song is over, / Thought i’d something more to say / Home, home again I like to be here when I can / When I come home cold and tired / It’s good to warm my bones beside the fire / Far away across the field / The tolling of the iron bell calls the faithful to their knees / To hear the softly spoken magic spells;

Il tempo se n’è andato, la canzone è finita, / Pensavo di dover dire qualcosa di più. / A casa, di nuovo a casa, mi piace essere qui quando posso / Quando torno infreddolito e stanco / È bello scaldarsi le ossa accanto al fuoco / In lontananza, al di là del campo / Il suono della campana di ferro richiama il fedele ad inginocchiarsi / Per sentire le parole magiche pronunciate dolcemente.

Time, dunque, è un brano di elevato livello concettuale che s’inserisce con forza in quella lunghissima tradizione, attiva fin dai tempi dei Greci e dei Romani, di riflessioni di vario genere sul fluire del tempo. I Pink Floyd, con questo vero e proprio capolavoro in musica, hanno voluto spronarci a vivere al meglio tutto quello che la vita ci riserva, prima, ovviamente, che il tempo a disposizione termini.

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Laureato in Lettere, curriculum Pubblicistica, il 25 maggio 2010 e poi in Filologia Moderna il 13 marzo 2013, Gerardo inizia la sua collaborazione con ZerOttoNove nel giugno 2013 occupandosi della cronaca e delle vicende politiche di Calvanico (sua cittadina di residenza), trattando dei più svariati eventi e curando la rubrica CanZONando che propone, di volta in volta, l'attenta e puntuale analisi dei migliori brani della storia della musica. Ex caporedattore di ZerOttoNove.it e di ZON.it, WordPress & SEO specialist, operatore video e addetto al montaggio (in casi estremi), Gerardo ha molteplici interessi che spaziano dallo sport alla letteratura, dalla politica alla musica all'associazionismo. Attualmente svolge l'attività di docente, scrittore e giornalista pubblicista.