Il Rettore dell’Università degli Studi di Salerno Aurelio Tommasetti è stato ospite ad UNO mattina nella puntata del 18 agosto per parlare del ruolo delle Università italiane e della scelta della facoltà in questo periodo di crisi
L’università è il luogo di formazione per eccellenza e da esso ci si aspetta il meglio. Ma le università italiane non sempre si sono dimostrate all’altezza delle aspettative, e nonostante il loro prestigio riconosciuto a livello internazionale, spesso sono finite in fondo alle classifiche mondiali che ne valutano la qualità.
Una classifica stilata a Shanghai sulle 500 migliori università al mondo non annovera nessuna italiana nelle prime 150, mentre primeggiano quelle statunitensi. In tutto nella classifica mondiale si contano 21 atenei italiani, nei primi posti Padova, Bologna, Pisa, Roma La Sapienza e Torino. Per quanto riguarda la qualità dell’insegnamento siamo invece 18esimi.
“Il dato deve far riflettere, il contesto dell’università è competitivo e le italiane oggettivamente non primeggiano […] Il problema deriva dalla capacità d’investire sulla ricerca, si chiede all’Italia di primeggiare a livello europeo ma non le vengono forniti i mezzi necessari”, ha dichiarato Tommasetti riguardo ai posti di privilegio negati alle università italiane.
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Un’altra questione affrontata in puntata è stato il calo di iscrizioni di 40’000 unità rispetto al pre-crisi, un dato impressionante. Come sta evolvendo la domanda all’università?
Tommasetti ha risposto che le famiglie spesso desistono dal mandare i figli all’università perché valutano la situazione generale in Italia, che offre poco dal punto di vista lavorativo. Scegliere la facoltà giusta è un compito estremamente delicato e oggi la selezione si orienta in funzione degli sbocchi disponibili, mentre la sede viene selezionata in base alla disponibilità economiche.
Inoltre il conduttore ha fatto presente un boom di scelte per le facoltà agrarie, forestali e alimentari. Si tornerà al lavoro di campagna?
Il rettore Tommasetti ha immediatamente ribattuto che non bisogna generalizzare e banalizzare certi dati. E ha aggiunto: “Il messaggio da mandare deve essere positivo, dai dati AlmaLaurea emerge che i laureati trovano una maggiore possibilità di lavoro in azienda. Investire nell’università è l’unico modo per avere quel riscatto sociale e quella crescita che le famiglie si aspettano per i figli. Oggi piuttosto che discutere di un sapere rispetto ad un altro, bisogna stringere un patto tra lo studente e l’università, i docenti devono avere un orientamento rispetto alla centralità dello studente. […]”
Ingegneria ed economia sono forse quelle che offrono più sbocchi nel contesto lavorativo, ma stravolgere attitudine e potenzialità dell’immatricolato in base a questi dati è una forzatura che non va fatta. Bisogna invece puntare ai risultati e al conseguimento della laurea nei tempi previsti dal piano di studi.
L’ultima questione su cui si è dibattuto è stata quella dell’Erasmus, che forse dovrebbe smettere di essere a carico delle famiglie, in modo da offrire una reale opportunità agli studenti.
“L’Erasmus è fondamentale, fare un’esperienza di questo tipo è importante per non solo per lo studente, ma anche per l’università e per il territorio.”, ha dichiarato Tommasetti prima dei saluti finali e dei ringraziamenti.