Le canzoni di Elio e le Storie Tese, è risaputo, non sono mai banali; anzi, i loro testi comunicano sempre messaggi importanti e di grande impatto sociale. È questo il caso del brano Parco Sempione, pubblicato nel 2008 come primo singolo dell’album Studentessi.
Un pezzo all’apparenza leggero, disinteressato, come sembra suggerire la prima strofa:
“Parco Sempione / Verde e marrone / dentro la mia città / metto su il vibro / leggo un bel libro / cerco un po’ di relax / all’improvviso / senza preavviso / si sente un pim pam pum / un fricchettone / forse drogato / suona e non smette più (bonghi) / questo fatto mi turba / perchè suona di merda / non ha il senso del ritmo / e non leggo più il libro / quasi quasi mi alzo / vado a chiedergli perché / ha deciso che, cazzo, / proprio oggi / niente lo fermerà”.
Dunque tutto sembra rientrare nella classica scena di un banale litigio al parco, fastidioso ma in fin dei conti leggero, tra due persone diverse tra loro e nei rispettivi svaghi. Un individuo vorrebbe, ma non riesce a dedicarsi alla lettura di un libro, poiché disturbato da un suonatore di bonghi che rumoreggia ininterrottamente e, per giunta, fuori tempo, come evidenzia anche il primo ritornello:
“Piantala con ‘sti bonghi / non siamo mica in Africa / porti i capelli lunghi / ma devi fare pratica / sei sempre fuori tempo / così mi uccidi l’Africa / che avrà pure tanti problemi / ma di sicuro non quello del ritmo”.
S’instaura, quindi, un clima quasi comico nello scorrere dei secondi della canzone, dovuto anche all’inserto in dialetto milanese tra il ritornello e l’inizio della seconda strofa.
Tale vena di comicità persiste anche nella seconda strofa e nel secondo ritornello, in cui i due protagonisti cominciano a discutere in merito reclamando, entrambi, la propria libertà d’azione:
“Caro signore / sa che le dico / questa è la libertà / sono drogato / suono sbagliato / anche se a lei non va / non vado a tempo / lo so da tempo / non è una novità / io me ne fotto / cucco di brutto / grazie al mio pim pum pam (bonghi) / Questa cosa mi turba / e mi sento di merda / quasi quasi mi siedo / ed ascolto un po’ meglio / forse forse mi sbaglio / forse ho preso un abbaglio / forse forse un bel cazzo / fai cagare / questa è la verità / Ora ti sfondo i bonghi / per vendicare l’Africa / quella che cucinava / l’esploratore in pentola / ti vesti come un rasta, / ma questo no, non basta / sarai pure senza problemi / ma di sicuro c’hai quello del ritmo”.
A questo punto, si rivela appieno tutta la genialità degli Elio e le Storie Tese, perché il testo diventa decisamente più serio e l’argomento della canzone si sposta in quello che è il suo reale centro; viene introdotto un nuovo personaggio, non meglio esplicitato, che per “risolvere” i piccoli problemi descritti fino ad ora preferisce distruggerli alla base, eliminando il parco in cui accadono:
“Ecco spiegato / cosa succede / in tutte le città / Io suono i bonghi / tu me li sfondi / di questo passo / dove si finirà? / Ecco perchè qualcuno / pensa che sia più pratico / radere al suolo un bosco / considerato inutile / roba di questo tipo / non si è mai vista in Africa / che avrà pure tanti problemi / ma di sicuro non quello dei boschi”.
Dunque si esplicita quello che è il reale messaggio della canzone: la band denuncia apertamente la vicenda del bosco di Gioia, vero e proprio polmone verde di Milano, destinato ad essere raso al suolo per lasciare spazio ai nuovi edifici della Regione Lombardia; nell’ultima parte del brano viene fatto riferimento pure alle 16.000 firme raccolte per evitare l’abbattimento, e allo sciopero della fame attuato da Rocco Tanica, tastierista della stessa band. Purtroppo il bosco di Gioia è stato distrutto lo stesso, per di più approfittando di un periodo di vacanza (Capodanno 2006), quando molta gente non era presente in città per poter protestare e opporsi a tale scempio:
“Vorrei suonare i bonghi / come se fossi in Africa / sotto la quercia nana / in zona Porta Genova / sedicimila firme / niente cibo per Rocco Tanica / ma quel bosco l’hanno rasato / mentre la gente era via per il ponte / Se ne sono sbattuti il cazzo / ora tirano su un palazzo / han distrutto il bosco di Gioia / questi grandissimi figli di troia!
Oltre al messaggio ambientale occorre notare come musicalmente Parco Sempione sia una canzone straordinaria: si ascolti soprattutto la batteria, dai colpi semplici ma posti in una serie incredibile di controtempi. Dunque gli Elio e le Storie Tese hanno creato un vero e proprio capolavoro, in cui la poliritmia si sposa con l’eleganza in un mix spettacolare: senza dimenticare quanto sia importante il monito sociale che questo brano, attraverso una storia divertente e per certi versi assurda, ci trasmette.