Mercato San Severino accoglie nel Palazzo Vanvitelliano la mostra “Il paesaggio italiano nella Divina Commedia” e Francesco Sisinni
Il paesaggio italiano nella Divina Commedia è la mostra inaugurata stamattina, 25 marzo, alle ore 11 a Mercato San Severino.
La “rassegna itinerante“ è stata presentata nell’aula consiliare dalla dott.ssa Assunta Alfano, assessore alle politiche culturali che, facendo le veci dell’amministrazione, si dice onorata di accogliere nel comune Il paesaggio italiano nella Divina Commedia. Riferendosi ai giovani studenti presenti, l’assessore dichiara come la mostra abbia il fine di farli avvicinare al poema dantesco attraverso la fotografia.
La prima ospite è la prof.ssa Pina Basile, presidente del comitato salernitano della società Dante Alighieri. La società accoglie con gioia Il paesaggio italiano nella Divina Commedia a Mercato San Severino dopo il successo a Salerno e a Cava de’ Tirreni, perchè è attenta ai giovani e alla loro formazione fondata sull’italianità. Ai giovani sanseverinesi dell’associazione Rotart sarà affidato il ruolo di ciceroni della mostra nel Palazzo Vanvitelliano, aperto al pubblico per l’occasione il sabato e la domenica; nei giorni infrasettimanali, invece, la mostra sarà riservata agli alunni delle scuole.
Il paesaggio italiano nella Divina Commedia è stata presentato per la prima volta, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e dell’ottantesimo congresso della Dante Alighieri, a Torino. Le sessanta fotografie di Luigi Biagini con i versi della Divina Commedia rappresentano i luoghi italiani descritti nel poema in tre sezioni: Paesaggi d’Italia, Paesaggi delle regioni d’Italia e Paesaggi dell’anima nell’ispirazione del sommo poeta.
Secondo Pina Basile, Francesco Sisinni ha reso “visibile l’invisibile, reale l’irreale, infinito il finito” con Il paesaggio italiano nella Divina Commedia. Attraverso questo progetto artistico, mediante il quale le immagini paesaggistiche del poema dantesco generano riflessioni, il vissuto poetico diventa coscienza civile perchè il fine ultimo è formativo.
La parola passa all’italianista prof. Mario Aversano che esordisce dicendo: “Non si può vedere questa mostra solo con gusto estetico“. Ci sono infatti vari modi di interpretare il paesaggio nella Divina Commedia. Mentre, infatti, Benedetto Croce riteneva che tutti i versi dedicati ai paesaggi fossero delle pause rispetto all’opera, per Luigi Pirandello e Edoardo Sanguineti essi, non staccandosi dal contesto dell’opera, veicolano sensi che superano l’ambito estetico.
La Divina Commedia per Aversano, inoltre, non solo ha un fine etico, ma anche politico. Secondo l’analisi attenta dell’italianista Dante con l’opera “Vuole insegnare come si deve raggiungere la pace di tutta l’Europa“; ogni canto del poema rimanda al motivo della pace, che può far prosperare liberamente le arti e la poesia. Attraverso la lettura e il commento dei versi danteschi sui peccatori italiani, la conclusione di Aversano è: “Nella Divina Commedia la bellezza dell’Italia si contrappone alla bruttezza dei suoi abitanti“.
Per ultimo prende la parola il prof. Francesco Sisinni, direttore da giovane del Ministero per i Beni culturali e ambientali nonchè ideatore e curatore della mostra Il paesaggio italiano nella Divina Commedia. Citando l’art. 9 della Costituzione, si sofferma sulla connessione tra tutela del paesaggio e tutela del patrimonio storico-artistico.
Lui, per tutelare questo patrimonio, si è servito dei suoi due grandi amori: la filosofia e Dante Alighieri, che ha sentito il paesaggio riferendosi alla cultura platonico-aristotelica e allo studio di Tommaso D’Aquino. Quest’ultimo lo esorta a seguire l’itinerario dell’uomo che, dal vedere attraverso il conoscere e l’amare, giunge a gioire. L’amore è infatti inteso come cura e tutela di ciò che si ama e, in questo caso, l’invito di Sisinni è, attraverso Il paesaggio italiano nella Divina Commedia, di prendersi cura del paesaggio italiano.
Esortando gli studenti a non soffermarsi alla “parte epidermica della mostra” per cogliere il senso simbolico, allegorico e analogico delle fotografie di Il paesaggio italiano nella Divina Commedia, li invita al vedere, inteso aristotelicamente come “immedesimazione“; solo così “il paesaggio non è distante, ma è dentro di noi” e diventa uno stato d’animo.
Il prof. Sisinni conclude l’intervento sulla sua descrizione fotografica dell’Italia “fisica e linguistica” di Il paesaggio italiano nella Divina Commedia sfiorando i concetti kantiani di “trascendentale” e “sublime” per descrivere dal punto di vista filosofico l’influenza della bellezza sull’uomo.