Roberto Vecchioni a Napoli, alla libreria Feltrinelli, con il suo ultimo romanzo, Il mercante di luce. È l’occasione per parlare del mondo greco, della cultura classica, in maniera quasi autobiografica
[ads2] Come riuscire a incantare le persone accorse alla Feltrinelli per la presentazione del romanzo, come incuriosirli, se l’opera di Roberto Vecchioni è un omaggio al mondo classico? Come convincere i giovani a leggere e rileggere i Classici in una società mediatica che ha definito morte le lingue classiche, è passata dalla penna al touch, dal libro cartaceo all’ebook?
Roberto Vecchioni, storico professore di un Liceo Classico di Milano, porta a Napoli il suo romanzo, Il mercante di luce (giunto alla terza ristampa Einaudi), in cui un padre poco attento con il figlio si assume il compito di accompagnarlo nella sua breve vita, malato di progeria, ricorrendo ai Classici, fonte di Verità; in questo modo riesce a raccontargli le dinamiche e il senso della vita, anche solo attraverso la lettura dei grandi autori greci. Forse un libro autobiografico, visto l’intimo e scientifico rapporto del musicista con la cultura e la lingua greca.
Elogia i ragazzi che hanno scelto di frequentare il Liceo Classico, e invita chi non ha avuto la possibilità di toccare con mano la lingua greca, di provare a conoscerla, a percepire il colore e la ricchezza del linguaggio classico: la centralità della forma è un dato di fatto nella cultura greca, che era solita definire la bellezza un dato oggettivo, dimostrando una grande consapevolezza del bello e un sentire comune. Già nella lingua infatti, è tangibile l’attenzione al significato tanto reale quanto metaforico delle cose, parlando della vita in maniera tanto precisa quanto poetica.
Il mondo greco, si dice fin dalle scuole elementari, rappresenta la base dell’Occidente e non solo, perché ha “creato” la politica, la cultura, la civiltà, l’arte e lo spettacolo. Omero, Saffo, Euripide e Sofocle, Callimaco… solo alcuni dei nomi che cita Roberto Vecchioni durante l’incontro, e in particolare parla del personaggio Aiace, tratto dall’Iliade, per “giustificare” un momento politico e storico del nostro Paese, dimostrando quanto siano attuali e verosimili i Classici: veri e propri contenitori di parabole, di argomentazioni esistenziali, politiche e culturali, oggetti d’arte meravigliosi in una forma sempre bella e sapientemente distribuita. Il bello, per i greci, aveva un valore universale, condivisibile e comprensibile per tutti, e produrre bellezza significava anche portare serenità e benessere: pensate la grandezza del pensiero greco!
Si sofferma su Aiace, uno degli eroi più grandi dell’Iliade, eppure sarà il furbo e ciarlatano Ulisse ad avere dalla sua parte i commilitoni, ma solo per un breve tempo. Omero ci insegna che sarò premiato colui che saprà accettare il sacrificio e sopportare le difficoltà, perché la vita è un percorso faticoso che porta ai grandi risultati, quelli veri e importanti. La fama e il denaro non sono la bellezza e la grandezza nel mondo greco, anzi, sono delle “sirene” tentatrici che ammaliano, ingannano.
Roberto Vecchioni sottolinea quanto sia importante per lui scrivere i suoi libri a mano, arrivando a fasciarla per il “trauma”, ma contento di poter rivedere tutte le volte le sue cancellature, ricordare l’errore o il ripensamento.
Affronta anche la tematica padre/madre, che ricoprono un ruolo fondamentale nel percorso dei figli, i quali hanno un costante bisogno della presenza familiare con la missione di alimentare speranza e dare sicurezza. Così come i professori debbono convincere i ragazzi che il mondo classico non è morto, non è inutile, non è superato. Leggere, scrivere, imparare il greco: possono essere esperienze vitali interessanti che aiutano i giovani, oggi sempre più disorientati, a trovare un punto di riferimento, una giustificazione filosofica, uno spiraglio, una conferma.
Prossimo incontro alla Feltrinelli di Napoli il 26 novembre con Francesco De Gregori.
Servizio fotografico a cura di Pietro Avallone