Hunger Games la ragazza di fuoco
videorecensione 35mm.it
a cura di Francesco Alò e Andrea Baroni
a cura di Andrea Baroni
Lo facevano Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Alzavano il pugno lì dove non potevano, in segno di appartenenza e lotta. Contro la politica del terrore e della discriminazione.
In un futuro distopico lo fa Jennifer Lawrence. Non un pugno ma tre dita, e il popolo dei controllati e oppressi la segue. Anzi, è proprio un anziano nero (sarà lo spirito di Tommie e John?) a dar la propria vita e alzare per primo le tre dita. La rivoluzione è alle porte!
Scenari evocativi e ottima sceneggiatura tratta dai romanzi di Suzanne Collins per il nuovo capitolo della saga Hunger Games la ragazza di fuoco. Gary Ross passa il testimone a Francis Lawrence ai blocchi di regia e il budget raddoppia. Dopo la fama raggiunta con i videoclip e Io sono leggenda, il regista di nascita austriaca ma nazionalità statunitense continua il suo personale viaggio nel futuro. E tra dolly e piani sequenza la saga compie il suo salto di qualità.
Un futuro che assomiglia parzialmente a quanto descritto da Orwell in 1984 e molto a quanto scritto da Koushun Takami in Battle Royale (1999) poi tradotto nel film omonimo di Kinji Fukasaku.
Tralasciando la polemica sui natali di struttura e idea, diciamo che 146 minuti passano senza sentire per un attimo quella noia che spesso accompagna le nuove saghe.
Sarà la bravura fisica della Lawrence, sarà la presenza scenica della Lawrence, sarà che come tira con l’arco la Lawrence, sarà che c’è Jennifer Lawrence… e insieme a lei, alias Katniss Everdeen, ci sono due altri giovani, Josh Hutcherson e Liam Hemsworth (show dei due in conferenza stampa), e soprattutto il genio comico e spietato di Stanley Tucci che è un po’ la Barbara D’Urso postapocalittica, e quello di Donald Sutherland (Presidente Snow) nei panni del capo dei capi della nuova Germania.
Come in Hunger Games la ragazza di fuoco, i gladiatori del futuro sono pronti ad uccidersi per divertire i potenti e salvare la pelle avendo indietro la libertà. Capitol City assomiglia molto al Circo Massimo quando i concorrenti dei dodici distretti si presentano.
Katniss sfida apertamente lo sguardo del Presidente Snow mentre il suo abito divampa (lo stilista del fuoco è sempre Lenny Kravitz) e la sua biga passa sotto il balconcino del tiranno. Proprio come Massimo Decimo Meridio.
Questa volta però non sarà una battaglia fratricida, eliminati i dissidenti tra i ventiquattro “tributi” dei distretti, gli altri si alleeranno per combattere il vero nemico.
Gettati nell’ennesima arena-isola i concorrenti dovranno sopravvivere alle minacce che li inseguono: un fumo che avvelena (sembra quello di Lost), delle cattivissime scimmie feroci (sembrano quelle de L’alba del pianeta delle scimmie) e degli tsunami random (che non assomigliano a quelli di Hereafter).
Una volta portata a casa la pagnotta e scoccate quel migliaio di frecce che la sua faretra non poteva contenere, la bella Katniss si trova una squadra della quale fidarsi, si invaghisce di Peeta e lo bacia a più riprese dimenticando il bel Gale (poi quando lo rincontra bacia pure lui, brava Jennifer!), ma soprattutto viene portata in salvo dal redivivo Haymitch (Woody Harrelson) e il nuovo personaggio Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffman).
Il film si chiude come fosse un episodio di una serie tv, totalmente aperto. I fan dovranno aspettare esattamente un altro anno, ma dall’entusiasmo visto sul red carpet e cavea dell’Auditorium di Roma, sapranno come intrattenersi.
Il divismo generato da questa nuova saga ha pochi eguali storici e noi che amiamo il cinema ne siamo contentissimi.
Forse non sarà una novella Smith & Carlos, ma il personaggio di Katniss Everdeen sta stimolando le nuove generazioni a combattere.
Contro chi o cosa ancora non si sa, ma è giusto tenersi pronti.