[ads1]Good kill: la guerra come un videogioco, fra il politically correct e le americanate
Uno degli ultimi film presentati in concorso alla 71a Mostra del Cinema di Venezia, che ormai volge al termine, è la storia di un soldato (Ethan Hawke) padre di famiglia, una volta pilota, che soffre del fatto di fare la guerra al terrorismo da un cubicolo in cui manovra una sorta di console che pilota a distanza i droni che si trovano in Afghanistan. Ciò lo fa sentire un codardo per il fatto di essere a distanza di sicurezza e attaccare i nemici alle spalle.
Questo malessere ovviamente crea conflitti familiari e sul lavoro.
L’impressione generale è quella di rispolverare il cult Top Gun e adattarlo all’epoca contemporanea fatta di macchine sofisticate e tecnologia digitale.
Il regista Andrew Niccol ha confezionato il classico film americano in cui tutto è politicamente corretto, il protagonista un eroe che si ritrova in conflitto con dinamiche esterne a sé che non condivide, un soldato protettore della patria, ma allo stesso tempo il classico americano con barbecue e villetta con giardino.
Alla fine dei giochi, quello che conta è la famiglia e solo la famiglia. Una trama prevedibile senza particolare mordente, piacevole per essere fruita il sabato sera con gli amici.
Non è esattamente un film da anteprima di festival.