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Giulia Palombino e la “Fuliggine” dei ricordi

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Giulia Palombino e la “Fuliggine” dei ricordi

Giulia Palombino è la protagonista della seconda mostra del ciclo Tempo Imperfetto promosso dalla Fondazione Filiberto Menna negli spazi del Museo Archeologico Provinciale di Salerno, con una mostra dal titolo Fuliggine

Ancora pochi giorni per visitare la mostra di Giulia Palombino, Fuliggine, inaugurata l’11 Giugno scorso presso il Museo Archeologico Provinciale di Salerno, seconda mostra del ciclo Tempo Imperfetto. La serie di  mostre è promossa dalla Fondazione Filiberto Menna e sono curate da Stefania Zuliani e Antonello Tolve per onorare il ventesimo anniversario costituzione della Fondazione.

Tempo Imperfetto, Sguardi presenti sul Museo Archeologico Provinciale di Salerno riflette sulla nozione di tempo e sull’attualità del passato nel contemporaneo, una contaminazione tra due tempi che coesistono nella complessità del mondo odierno. Come si legge nel comunicato stampa, la Fondazione Menna «intende riflettere attraverso un articolato progetto critico ed espositivo che pone l’accento non tanto sull’opera conclusa quanto sul processo, sul tempo che ogni operazione artistica mette in questione e interroga in un luogo specifico e denso di significati quale il Museo». Le installazioni temporanee presentate dagli artisti sono prettamente site specific, pensate per interagire con le peculiarità dello spazio espositivo.  Il ciclo si è aperto con la mostra di un altro giovane artista, Fabrizio Cotognini, dal titolo per aquam che si è svolta 7 Maggio al 7 Giugno 2014.

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La protagonista della seconda mostra, Giulia Palombino, partenopea di nascita ma berlinese d’adozione, è tra gli artisti della “scuderia” della galleria d’arte salernitana Paola Verrengia. Palombino utilizza un linguaggio delicato e luminoso che accarezza le opere presenti nel Museo Archeologico accostandole a “ritrovamenti” che hanno il sapore dell’archeologia giocosa di Bruno Munari.

L’analogia viene spontanea leggendo il testo che l’artista ha redatto per accompagnare le sue opere, “resti” incomprensibili di una civiltà perduta e di cui si azzardano ipotesi sul loro possibile valore d’uso, proprio come nella disciplina archeologica. La mostra si articola con la presentazione, al piano terra, di due video-installazioni, Fuliggine e Il custode dei contorni, mentre al piano superiore il normale percorso museale viene affiancato dai “reperti anomali” di Palombino, immagini rarefatte, studi sui pezzi del museo che poi costituiscono i fotogrammi delle due animazioni.

L’artista ha precisato che ogni sequenza è composta da ben 12 fotogrammi/disegni che lei ha realizzato a matita su foglio di acetato, un materiale traslucido che riesce ad accogliere in pienezza la luce. Questa mostra ha quindi bisogno di essere assaporata in un tempo lungo proprio per la peculiarità delle opere esposte che dilatano il tempo della visione.

Il custode dei contorni è un delicato corto in cui si susseguono le immagini che l’artista ha estratto dalla realtà del Museo Archeologico: non solo gli oggetti esposti, ma anche la vita che lo costituisce, dagli uccelli alle piante fino alla figura-cardine del custode. Giulia Palombino ha voluto sottolineare la presenza del custode che quasi si dissolve nell’ambiente su cui veglia, in un certo senso divenendo reperto anch’esso.

Giulia Palombino Fuliggine

La sua riflessione parte dall’esperienza che ha compiuto all’estero come guardasala, in cui si è sentita assorbita dallo spazio circostante. Inoltre ha concentrato la sua attenzione sul frammento, i suoi disegni colgono volutamente solo parte dell’immagine, un particolare per il tutto come la frammentarietà del tempo. Gli oggetti si disintegrano diventando polvere o fuliggine, infiniti puntini che sono la genesi e la fine della vita stessa. Il punto dopotutto è anche l’elemento base di un’opera d’arte, come teorizzava Kandinsky. Quest’ultimo pensava che una vera opera d’arte dovesse trasportare l’individuo in un altro mondo, ed è essenzialmente l’operazione condotta da Palombino.

«Chiedetevi, se volete, se quest’opera vi ha ‘condotti’ in un mondo per voi prima sconosciuto. Se sì, che cosa volete di più?» (Wassily Kandinsky, Il valore di un’opera concreta, 1938)

La mostra sarà visitabile fino all’11 Luglio 2014, dal martedì alla domenica (lunedì chiuso) dalle ore 9.00 alle 19.30.

Info: Museo Archeologico Provinciale di Salerno