Da una quindicina di giorni a questa parte, stando almeno alle cronache locali, gli abitanti di Giovi, frazione alta di Salerno, si dividono in tre categorie
Da un lato, ci sono i Giovesi che, appena svegli, tirano un sospiro di sollievo: ancora una volta (to be continued?), nessuno ha violato nottetempo l’intimità degli affetti ed effetti personali.
Dall’altro lato, abbiamo i Giovesi, a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza, che si leccano le ferite per l’ennesimo furto subito, magari mentre si trovavano tranquillamente a cena con i propri cari (è successo pure questo!).
Infine, ci sono i Giovesi, la stragrande maggioranza dei casi animati dalle più lodevoli intenzioni, che forse, un tantino gasati da qualche western di poche pretetese, scorrazzano per il paese alla ricerca della famigerata banda di rumeni, slavi, marocchini, polacchi (e stai a vedere che, al netto della Salvinizzazione imperante, non si tratti proprio di mariuoli italiani!) autori di numerosi furti messi a segno sul nostro territorio.
Ora, sia chiaro: il problema furti, per una comunità come quella di Giovi che, a mia memoria, non è stata mai sfiorata da una sequela sistematica di rapine ed effrazioni come questa, c’è; magari un po’ ingigantito (sembra, a dar retta a certe voci, che ogni notte Giovi venga messa a ferro e a fuoco da orde fameliche di ladri), ma comunque esistente.
Premesso ciò, il mio invito, in questo caso, da compaesano e da avvocato, è alla calma.
E sì perché ho visto io stesso, in questi giorni concitati, sguardi truci verso persone colpevoli soltanto di essersi incappucciate per il freddo e di non essere, perciò, immediatamente riconoscibili.
Ma mi sono anche imbattuto in personaggi che, al cospetto di un tizio che presentava, all’apparenza, un “alto grado di estraneità alla comunità”, si sentivano in dovere di fermarlo e di rivolgergli la parola solo per capire se fosse, non dico giovese, ma almeno italiano.
Ho saputo, infine, che si stanno addirittura raccogliendo fondi per finanziare le ronde notturne.
Una domanda, da avvocato.
E se un solerte giovese un tantino più impressionabile si trovasse ad agguantare un famigerato ladro e magari fosse armato con una mazza, un bastone o, peggio ancora, con un fucile da caccia, cosa potrebbe succedere?
Ve lo dico io: che magari, sentitosi finalmente nei panni di qualche giustiziere della notte della sua adolescenza, possa vibrare con troppa violenza la mazza, il bastone, o che possa premere del tutto involontariamente quel grilletto.
Per farla breve, il giovese di ronda, sia pure (mettiamo) spinto dall’amore più alto per il suo paese e per i suoi concittadini, si troverebbe, senza nemmeno accorgersene, imputato per omicidio colposo o, in altri casi e con altre modalità, per eccesso di legittima difesa.
Lo Stato nasce nel momento in cui si delega la forza, la difesa della propria incolumità e dei propri beni, alla Comunità tutta che ci rappresenta.
In caso contrario, c’è solo barbarie e far west.
Ripeto ancora, a scanso di fraintendimenti, che il problema furti, a Giovi, c’è. Ma in nome di un egoismo che non ci appartiene (Giovi è stata sempre una comunità accogliente e tollerante), facciamoci furbi: invece di diventare, nostro malgrado, caricature di Rambo, Cobra e compagnia cantando, sfruttiamo questa occasione per pretendere un presidio delle forze dell’ordine finalmente permanente sul territorio e non ci perdiamo dietro un becero machismo del tutto dissonante con il nostro retroterra storico, civico, culturale.
Da giovese, quindi, vi esorto a essere vigili, a non esitare a denunciare qualsiasi movimento o azione sospetti.
Vi prego di una sola cosa, però: non cadiamo nella scontata vulgata del “borgo sotto assedio“.
La nostra intelligenza non ce lo perdonerebbe.