“Non mi piace quello che si fa oggi le fiction ad esempio guardano troppo alla realtà”
“Un ragazzino con una piccola telecamera può raccontare una storia, non servono molti soldi perché in fondo il cinema è mistero, è favola”. Giancarlo Giannini racconta il cinema con gli occhi di un bambino, in maniera semplice piena di fantasia e immaginazione.
Considerato uno dei più poliedrici attori italiani, Giannini ha incontrato i giovani delGiffoni Experience lasciandosi andare a ricordi e racconti tratti dalla sua carriera e dalla sua esperienza nel mondo del cinema. Dalla Wertmuller a Scola, Giannini ha lavorato con i più grandi registi italiani lasciando un segno indelebile in film come “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, “Dramma della gelosia”, “L’innocente”. “Non mi piace molto quello che si fa oggi – ha detto ai ragazzi – le fiction ad esempio guardano troppo alla realtà, dovremmo giocare di più con le storie. Insegno al Centro sperimentale di cinematografia a Roma e ho un ottimo rapporto con i giovani. Sono venuto a Giffoni tanti anni fa – ha aggiunto – e allora come oggi, rimasi molto stupito; qui i ragazzi si scambiano idee, è una vera esperienza per loro e per noi. Qui si parte da immagini, storie e fantasia. I giovani hanno il piacere di curiosare dentro se stessi e scoprire ogni giorno cose nuove”.
Sulla crisi che attanaglia il cinema negli ultimi anni Giannini è molto duro. “E’ un momento molto confuso per il cinema italiano – ha detto – forse cerca una sua identità, ma non è la mancanza di denaro che fa fare pochi film. Negli anni subito dopo la guerra, il cinema nasceva spontaneo. Anche se, come mi diceva Roberto Rossellini, anche in quegli anni si poteva fare un film costoso, infatti lui aveva scelto la Magnani e Fabrizi per “Roma città aperta”, i due attori di punta in quell’epoca”.
Tantissime le domande dei ragazzi sui suoi film e sui ruoli che ha interpretato. “Ci sono tanti modi per interpretare un personaggio – ha spiegato Giannini – tante scuole, tanti metodi, ma la migliore resta sempre il divertimento di inventare storie e personaggi. Io sono ispirato dalla natura per creare personaggi che siano più vicini ai fenomeni naturali e sempre meno alle cose reali. Parto da qualcosa di esterno, per poi arrivare all’anima del personaggio. Non scelgo mai di ispirarmi a qualcosa di reale”. “Sesso Matto è stato un divertimento ad esempio – ha concluso divertito – per me è stata la farsa per eccellenza, un po’ come i film di Totò. Cambiare aspetto è stato un gioco. Sono stato aiutato da Enrico Job, marito della Wertmuller, un grande costumista. A me divertiva, ma il risultato, come sempre, non è mai privo di critiche”.