Si è tenuto il 22 luglio l’incontro della giuria con Alessandro Baricco – Cinema, musica e scrittura, la poliedricità di un artista che ha saputo unire le passioni al talento. “Dobbiamo reclamare qualcosa di più dalla vita e dalla cultura, abbiamo bisogno d’intensità, meraviglia, forza, stupore”
[ads1]Piacevole e costruttivo confronto quello avvenuto il 22 luglio nella sala Truffaut del Giffoni Experience, dove la giuria ha incontrato Alessandro Baricco, uno degli ospiti più attesi della VI giornata. L’amore per la musica e la letteratura hanno ispirato sin dall’inizio la sua attività di saggista e narratore. Esordisce come scrittore con un saggio su Rossini, ma si afferma con il romanzo Castelli di rabbia, che riscuote un grande consenso di pubblico e di critica.
La scrittura è entrata abbastanza presto nella mia vita, era un modo per scappare dal mondo. Poi crescendo ho scoperto di avere un talento su quella cosa e che potevo farlo meglio di altri.
Alla letteratura affianca l’attività di conduttore televisivo – con fortunate trasmissioni RAI come Pickwick e Totem – oltre a quella di autore, regista e interprete teatrale e sceneggiatore cinematografico. Tra le opere più note di Baricco si ricordano Oceano mare e il monologo teatrale Novecento, da cui Giuseppe Tornatore ha tratto i film: La leggenda del pianista sull’oceano, Seta, I Barbari.
Quando si viene a conoscenza di un film tratto da un proprio libro si ha sempre timore di vedere qualcosa nello schermo che non coincide con quello che hai “girato” durante il processo di scrittura.
Ci sono dei libri che non possono essere portati sullo schermo senza perdere gran parte della loro forza. Molti più film di quanto si creda vengono da libri non noti. C’è questa regola non detta per cui grandi film vengono da brutti libri e che da grandi libri non sempre vengono dei film molto belli. Fa eccezione Full Metal Jacket di Kubrick, che è un capolavoro pazzesco; ma il genio del regista non coincide con quello dello scrittore, non ha saputo dare quel qualcosa in più che il processo immaginativo del film ha donato alla storia narrata.
Nel 1994 Baricco ha inoltre fondato a Torino la Scuola Holden, Storytelling&Performing Arts, nella quale si studia non solo per diventare scrittori, ma anche registi, attori, sceneggiatori, copywriter, social media manager, fumettisti, reporter, autori televisivi o radiofonici. Durante l’incontro ha sottolineato l’importanza d’investire fondi su iniziative inerenti il teatro, e più in generale la salvaguardia della cultura. Il nostro Paese è ricco di persone creative che hanno bisogno di un getto di fuoco che infiammi il loro talento. Le prime a prendersi carico di questo bisogno dovrebbero essere la scuola e la televisione, canali privilegiati per rendere massima ed efficiente la costruzione di un’identità culturale di spessore.
La cultura è un privilegio, per questo bisogna usare altri canali per diffonderla e per trasmettere l’entusiasmo come questo che è emerso qui al Giffoni. In voi vedo il germe di ribellione a una vita tiepida, dovete reclamare qualcosa di più, c’è bisogno d’intensità, meraviglia, forza, stupore.
Non ho mai pensato di fare un solo mestiere, ho sempre messo insieme cinema, musica e scrittura. Bisogna interessarsi a tutto, metabolizzarlo e confezionarlo. Così nascono i miei libri, il pubblico ha percepito questa energia e mi ha portato dove sono. Sono stato fortunato ad avere questo istinto, questa curiosità nei confronti di tutto, che ho fatto mia e riversato nei libri.
Curiosità, passione, talento, questi gli ingredienti per esprimersi nella propria completezza, anche quando non si riesce a raggiungere l’eccellenza.
Mio nonno era appassionato di musica e ho sempre cercato di imparare a suonare il pianoforte, ma mi sono scoperto privo di talento musicale. L’unico talento musicale che ho è quello della scrittura, in quello che scrivo c’è molta musica.
Nel film Lezione ventuno su Beethoven sono riuscito ad unire la musica e l’arte, mostrando quanto può cambiare il modo di fare musica (e quindi di vivere le proprie passioni) dopo aver vissuto tanto. Nella vecchiaia c’è una fama di bellezza enorme, perché senti la morte alle spalle, e cominci a trovare la bellezza in cose che gli altri non vedono e Beethoven nell’ultima sua produzione musicale sembra mostrare qualcosa che vedeva solo lui, l’espressione di un lungo viaggio, una sorta di commiato pieno di poesia e che ho voluto trasporre cinematograficamente.
Ma quanto di Baricco c’è all’interno delle sue opere?
Non c’è nessuno dei personaggi che è me, tuttavia c’è ‘me’ spezzettato in tanti pezzi molto piccoli e distribuito ovunque, in ogni pagina. Altri autori preferiscono essere più apertamente autobiografici. L’importante è lasciare il segno, anche quando si ricostruisce la propria storia come un puzzle.
E sicuramente anche in questa occasione è riuscito a lasciare un segno ai ragazzi presenti al Giffoni, a cui si è mostrato grato per aver palesato un interesse vivo e sincero nei confronti delle sue opere e della sua persona.
L’unico modo per insegnare le passioni è essere così appassionati da trascinare gli altri con il proprio entusiasmo. La luce negli occhi che è l’amore per la letteratura, credo sia l’unica vera cosa importante.
[ads2]