Gaza Parkour Team: giovani palestinesi in cerca di rivalsa. Tra coraggio e determinazione, la passione diventa speranza di un futuro migliore
[ads2] Guerra e morte, tragedia e distruzione: Questa è Gaza. Rumori cupi di palazzi bombardati e piegati al volere di una guerra che da anni attanaglia l’animo umano, travolto da una realtà ancora troppo intrisa di rancori e tradizioni, rivendicazioni e distinzioni di razza. Gaza è l’assenza di regole, assenza di aiuti umanitari adeguati, Gaza è assenza del futuro!
Eppure, proprio questo luogo, sfortunato e maledetto, rappresenta la culla della Speranza. di chi ha negli occhi il desiderio di un domani migliore. Aspettative, sogni e speranze hanno catapultato giovani e giovanissimi palestinesi nella spettacolare arte del Parkour.
Disciplina metropolitana nata in Francia, agli inizi degli anni 90, ha stregato i giovani di tutto il mondo, attraverso le più strabilianti acrobazie. Definiti tracciatori, i praticanti di tale sport, devono eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante.
Gli spazi urbani costituiscono la “palestra” naturale dei tracciatori e per i giovani tracciatori di Gaza l’allenamento si svolge tra palazzine distrutte e cumuli di macerie e polvere. Il fotogiornalista palestinese Mohammed Salem ha fotografato per la Reuters i salti, le acrobazie e le scalate di questi giovani nel territorio di Shejaia, quartiere a est di Gaza City.
“C’è così tanta violenza qui, continue guerre, bombardamenti, saccheggi, civili e bambini che vengono uccisi, e l’assedio soffocante che ci fa sentire come se fossimo in una gabbia. Il Parkour ci dà un senso di libertà e ci aiuta a sopportare queste condizioni senza essere troppo depressi” – racconta Muhammed Aljkhbeir fondatore, insieme al suo amico Abdullah Anshasi, il Gaza Parkour Team.
Saltare al di sopra di edifici distrutti e spingersi oltre le difficoltà, non è solo una distrazione per questi ragazzi ma un vero e proprio stile di vita per superare le avversità locali.
“Attraverso questa disciplina – sostengono – cerchiamo di mostrare un’immagine diversa di Gaza. Vogliamo riuscire a far capire che esistono giovani, con le loro pratiche e la loro cultura, che anche in condizioni difficilissime riescono comunque a vivere e sono capaci di sperare”.