Nessuno in carcere per la morte di Franco Mastrogiovanni, il maestro ricoverato nel reparto di psichiatria di Vallo della Lucania per un TSO
Franco Mastrogiovanni, la Cassazione ha confermato le condanne, ritenendo responsabili i medici e gli infermieri del reparto psichiatrico del San Luca di Vallo della Lucania per sequestro di persona. E’ stata però annullata la sentenza in secondo grado per il reato di omicidio colposo del maestro. Tutte le pene sono state sospese perché inferiori ai due anni di reclusione.
Nessuno quindi andrà in galera per la morte dell’insegnante elementare di Vallo della Lucania deceduto a 58 anni, dopo il ricovero forzato, conseguenza di un TSO disposto nei suoi confronti. Secondo quanto riportato da Salernotoday, la Suprema Corte ha confermato la condanna per i medici con pene ridotte e inferiori a due anni per sequestro di persona. Confermata la condanna anche di 11 infermieri del reparto, assolti in primo grado.
La vicenda
Franco Mastrogiovanni era un docente precario nella scuola elementare di Pollica. La notte del 30 luglio 2009, l’insegnante – secondo i vigili urbani di Pollica – invase un’area pedonale del comune, provocando incidenti, danni e feriti. Il tenente della polizia municipale, dopo aver chiamato il sindaco di Acciaroli Vassallo (assassinato nel 2010) ad indicargli la necessità di sottoporre a TSO il maestro alla guida della sua auto. La versione del vigile, però, aveva sollevato più di un dubbio durante le fasi del processo. Non ci furono infatti vittime per l’incidente provocato dal maestro, né danni. Il sindaco autorizzò però il TSO e il 31 luglio fu sempre il tenente dei vigili ad incontrare il maestro che, alla vista dell’Alt, avrebbe forzato il posto di blocco, lanciandosi in una fuga per le strade del Cilento, con i vigili alle calcagna. A San Mauro Cilento, Mastrogiovanni si fermò e si tuffò a mare, rimanendo lì per ore circondato da vigili, carabinieri e guardie costiere. Un medico, chiamato dalle forze dell’ordine, certificò dalla spiaggia lo stato di alterazione profonda del maestro. Egli uscì poco dopo dall’acqua, consegnandosi alle autorità. I testimoni di quella scena hanno parlato di un uomo tranquillo e per nulla agitato: il 58enne salì con le sue gambe sull’ambulanza prima di dire, secondo quanto riportato dagli atti, le sue ultime parole: “Non mi fate portare a Vallo perché là mi ammazzano”.
Il maestro non è poi uscito vivo dal reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania, dove ha passato le ultime 87 ore della sua vita. Qui era stato legato ad un lettino, abbandonato per ore dal personale sanitario. L’autopsia ha certificato la morte per asfissia causata da un edema polmonare provocato dalla contenzione, pratica definita “illecita, impropria e antigiuridica”.