Sabato 3 novembre alle ore 19:00, apre al pubblico la mostra personale di Loredana Gigliotti dal titolo “Intimi segni della vita” al FRAC di Baronissi
FRAC di Baronissi: la mostra introdotta in catalogo da testi di Massimo Bignardi e di Maria Apicella, presenta una selezione di cinquantadue opere, tra dipinti, disegni, gouaches, eseguite dall’artista tra la metà degli anni Settanta ad oggi.
“I temi sul tavolo del quotidiano – scrive il Sindaco Gianfranco Valiante nella nota introduttiva al catalogo – sono tanti e diversissimi tra loro e ci impongono di accordarli in un unico progetto che li tenga insieme; dai problemi ai quali va data risposta immediata, a quelli che chiedono un tempo più lungo; dalle necessità delle frazioni che disegnano l’ampio territorio comunale, alle continue sollecitazioni e richieste che vengono dal mondo della cultura.
In questo ampio raggio d’interessi culturali, si inserisce l’attività di ricerca, di promozione e di programmazione espositiva del Museo-FRaC di Baronissi, a mio avviso, tra le istituzioni di prestigio della regione Campania.
Sulle pareti della galleria dei Frati, Loredana Gigliotti ci propone un’articolata cronologia delle sue esperienze; dipinti, disegni, gouaches, che hanno al centro della composizione l’intima dimensione della donna che vive il suo presente. Un tracciato espositivo, che racconta, in sintesi, quasi quarant’anni di pittura, che hanno visto la Gigliotti, attenta osservatrice di quella spinta di novità che dagli anni Settanta si proietterà fino ai nostri giorni, incidendo sulle sue scelte artistiche, restare fedele ad impianti figurativi“.
“Qualche anno fa – annota Massimo Bignardi – nella breve lettera pubblicata nel catalogo della personale tenuta a Salerno nel 2016 e allestita presso l’Archivio dell’Architettura Contemporanea, segnalavo come i corpi presenti nelle opere appartenenti a questa seconda fase della sua esperienza artistica, decisamente più matura sul piano stilistico e compositivo, avessero assunto una ulteriore densità. La pittura riprende l’effettivo affermarsi di un plasticismo che dichiara: ‘ciò che volevi e vuoi dalla tua pittura.’ Il tuo mondo interiore esemplificato da pochi segni, da corpi che ora acquistano la plasticità del reale, la gravità che li poggia sul piano dell’esistenza”.
“Osservavo inoltre che essi ci introducono in un ulteriore momento della tua esperienza artistica: la figura ora si profila netta, con una luminosità che è la stessa di quando la luna si staglia nell’immensità della notte, dettando al cosmo la sua forma di luogo”. In fondo, a guardare bene, è quanto realizzerà immediatamente dopo con la bellissima serie di disegni che, tra qualche mese vedremo in forma di libro, così come nelle attese del nostro caro amico Sergio Vecchio, che ci ha lasciati troppo presto.
Con essi Loredana torna ad una dei tuoi grandi amori, il disegno: è l’articolarsi di quella linea che fa da essenziale architettura dell’intera sua pittura. Un disegno che non affiora mai, ma che è fondamentale, affinché il suo immaginario prenda forma sulla superficie piana della tela o del foglio. Aggiungerei la sua passione per le carte, per l’assemblage di figure, di materie, che sollecitano spessori inattesi. Non sono esercizi che formulano uno studio che troverà nella pittura la sua concretezza, non sono bozzetti, quindi, ma opere finite che, richiamando un’affermazione di Matisse, dichiarano come il disegno sia “l’onestà dell’arte”.
“Attraverso il dolore – rileva Maria Apicella – Loredana ha potuto riscoprire gioie più forti, è riuscita a penetrare in un mondo ulteriore fatto di misteri ancora più profondi da indagare. Scompare la “pelle della tela”, quel fondo neutro che aveva contraddistinto le opere giovanili che teneva insieme il soggetto con il suo supporto, in particolare la tela in un legame di appartenenza, svolgendo in sincrono le loro storie. La nuova superfice accoglie l’anima, i colori vibranti delle emozioni“.