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Flat Tax: una misura fiscale a svantaggio delle famiglie italiane

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Flat Tax: una misura fiscale a svantaggio delle famiglie italiane

La riforma fiscale Flat Tax che prevede la tassazione piatta con un’aliquota del 15%, apporterà benefici soprattutto sui redditi più alti della fascia e non a quelli medio-bassi

La riforma fiscale prevista dal programma di Governo Conte, introduce la “Flat Tax”, ovvero una “Tassa Piatta” che dovrebbe contenere una serie di misure a favore delle famiglie italiane e del ceto medio in genere. In realtà, sulla proposta, insistono alcuni punti di forza e molti di debolezza. Infatti, se da un lato, la Flat Tax ha come effetto principale quello di introdurre una tassazione ‘piatta’ che porterebbe al 15 per cento l’aliquota tributaria con un evidente abbassamento dell’imposizione fiscale “per tutti”, dall’altro la sua applicazione paventerebbe il conseguente e necessario taglio delle detrazioni e degli incentivi che attualmente vengono assegnati ai nuclei familiari sulla base dei figli e delle persone a carico. In sintesi finirebbe per mancare alle famiglie e fasce più deboli un reale sostegno in termini monetari da parte dello Stato che invece, con il vigente sistema fiscale, ottengono per effetto dei bonus.

Si fa presto a dedurre che l’esito certo scaturente dell’applicazione della “Flat Tax” sarebbe quello di tagliare nettamente le imposte per le fasce più abbienti lasciando da parte la benevolente ipotesi di ‘Reddito familiare’, in quanto a beneficiare del risparmio di imposta sarebbero soprattutto i redditi più più alti rispetto alle famiglie italiane con utile medio-basso. Inoltre il minore gettito fiscale che ne seguirebbe avrebbe come effetto la mancanza di danaro necessario per pagare servizi, ospedali, scuole, ecc. con un conseguente forte impulso verso la privatizzazione di tali settori che rappresentano gli assi portanti del nostro welfare in quanto attualmente garantiti dallo Stato per tutti i cittadini.

Di seguito l’intervento del Dottore Commercialista, Angelo Mele che, sull’argomento, asserisce: “Prescindendo dal contrasto dell’istituto della flat tax con l’art.53 della costituzione che impone una tassazione basata su criteri progressivi, bisogna tener presente che, come riportato anche dal Sole24Ore qualche mese fa, attualmente oltre 13 milioni di italiani non versano nemmeno un euro di IRPEF grazie alle innumerevoli detrazioni o al bonus 80 euro che, per i redditi bassi, azzerano l’imposta lorda dovuta. La probabile mancanza di sufficienti coperture per dare il via alla flat tax potrebbe essere risolto proprio grazie all’abolizione delle agevolazioni fiscali ad oggi vigenti e questo, senza la previsione di una congrua soglia di esenzione dall’imposta che tuteli i redditi più bassi, accentuerà ulteriormente l’effetto distorsivo scaturente dall’adozione di una tassazione piatta portando ad un appesantimento della tassazione dei redditi medio bassi e generando, nel contempo, significativi vantaggi fiscali per quei pochi che dichiarano redditi elevati.
L’impianto fiscale italiano è un qualcosa di estremamente complesso e articolato che non può essere davvero compreso e padroneggiato se non dopo aver dedicato lungo tempo e profondo impegno. Il voler apportare radicali cambiamenti al sistema tributario senza averne la necessaria padronanza può portare a conseguenze del tutto impreviste e, perfino, ad effetti diametralmente opposti a quelli auspicati”. 

 

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