In occasione del Festival del Libro di Capaccio, domenica 24 giugno sarà presentato “Io sono qui”, il primo romanzo di Michele Grillo
Festival del Libro. Si presenta domenica 24 giugno a Capaccio, nello storico Palazzo Bellelli, “Io sono qui”, il romanzo di esordio di Michelle Grillo, classe 1981, giornalista nata in Francia. È il quarto appuntamento del Festival del Libro d’Autore Città di Capaccio, ideato da Raffaele Agresti, prima della chiusura a Luglio, con la Premiazione, a cura di una qualificata giuria.
Il parterre è composto da Claudio Aprea Assessore alla Cultura del Comune di Capaccio, Milva Carrozza Operatrice Culturale, Maria Rosaria Voccia direttore responsabile del settimanale on line Sevensalerno, Official Media Partner del Festival insieme a Radio Paestum.
La trama
Una storia imperniata sull’assenza-presenza di una madre amata, desiderata, con cui la giovane protagonista si scontra e si incontra, alla ricerca del proprio posto nel mondo.
“A volte, il posto che occupiamo nel mondo, è difficile da comprendere, soprattutto se hai fatto di tutto per dimenticare e andare avanti, soprattutto se tua madre ti ha abbandonato alla soglia dell’adolescenza.
Il rancore è un mostro che ti mangia da dentro: Céline conosce bene quel mostro, è legato al ricordo di sua madre, che l’ha abbandonata quando era poco più che una bambina ed è scappata a vivere a Parigi. Non l’ha più sentita, l’unico esile contatto c’è stato molti anni dopo, ma Céline ha alzato un muro possente di rabbia”.
L’intervista
La storia è raccontata proprio dal punto di vista di Céline, un giorno di marzo riceve una telefonata che non si sarebbe mai aspettata: sua madre, la donna che più l’ha delusa, è morta. Sullo sfondo di una Parigi contemporanea, quella dell’attentato terroristico al Bataclan nel 2015, la protagonista, Cèline, cerca la sua vita attraverso foto, carte, e cerca quindi sua madre, ricostruendo così quel profondo legame affettivo, trovando, alla fine, finalmente, sé stessa.
Sondare il rapporto madre-figlia è sempre un’impresa ardua…Perché questa scelta?
Il libro parla di dolore e di perdono. Racconta di un rapporto tra una figlia e una madre interrotto bruscamente dopo l’abbandono da parte di quest’ultima.
La storia narra dunque di una sofferenza profonda legata al sentirsi negati da chi ha dato la vita. Quello che emerge in questo libro è il percorso di crescita e di accettazione da parte di Céline, figlia abbandonata che, durante il viaggio a Parigi, in occasione del funerale della madre, avrà modo di fare i conti con un passato che credeva di aver superato e scoprirà una verità importante.
Le note autobiografiche, se ci sono, in che maniera le ha intessute con la fantasia?
Ci sono delle note autobiografiche, ma marginali. Mia madre è francese e quando avevo vent’anni si separò con mio padre e tornò a vivere a Nizza. A partire da questo ho voluto raccontare una storia totalmente inventata.
Un romanzo sull’assenza, il suo, come ricerca della presenza di una madre. Qual è il messaggio che vuole veicolare ai lettori?
Con questo romanzo desideravo far emergere quanto siano fragili i rapporti tra genitori e figli, e di come siamo portati a immaginare madri e padri totalmente infallibili. Al contrario, sono persone, piene di paure che spesso non si sentono all’altezza del loro compito, si capisce questa cosa solo quando si diventa genitori.
Progetti nel cassetto?
Continuare a scrivere, soprattutto scrivere bene, migliorare la tecnica e continuare a emozionare. Intanto provo con il secondo romanzo e speriamo bene.