Favole e bambini sono stati l’oggetto del convegno svoltosi sabato 10 ottobre presso il Teatro delle Arti di Salerno
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Salerno, Teatro delle Arti. C’era una volta un antropologo, uno scrittore, una psicologa e una pedagogista che parlavano di favole e bambini. Potrebbe iniziare così il racconto di quanto avvenuto sabato mattina al Teatro delle Arti durante la conferenza “L’importanza della favola nello sviluppo del bambino” moderata da Gilda Ricci.
Nella nostra società le favole esistono ancora, anche se talvolta cambiano forma. Oggi, infatti, i cartoni animati rappresentano l’evoluzione delle favole. Forse i bambini non lo sanno, ma la funzione svolta dai cartoon è per molti aspetti simile alla funzione della fiaba. Ci si indentifica con gli eroi dei cartoni come con gli eroi dei racconti della carta stampata.
Questi tuttavia, giocano un ruolo pedagogico: insegnano ai bambini dei modelli comportamentali. Favole e bambini dunque, secondo la Dott.ssa Daniela Marinelli, psicologa clinica dell’età evolutiva, la figura femminile nei cartoon si è emancipata, permettendo alle bambine di trovare sempre più mondi fantastici a disposizione. Si pensi al film d’animazione The Brave, per fare un esempio.
Per Claudio Rinaldi, scrittore, le favole sono di tutti non solo dei bambini. Negli ultimi anni però, data l’invasione della tecnologia nella vita degli individui, il binomio: favole e bambini, tende a scomparire. Il problema va ricercato nell’assenza di fantasia da parte degli adulti e dalle distrazioni dei genitori, i quali non leggono più le favole ai propri figli. «Bisognerebbe dare maggiore importanza alla carta stampata che ai social» sostiene.
Attraverso le favole (e di conseguenza ai cartoni animati o ai videogiochi), è possibile spiegare tematiche difficili attraverso la comparazione. La storia di Tarzan, infatti, potrebbe chiarire il tema dell’adozione.
Ancora, favole e bambini; le prime utili a sviluppare la fantasia e la formazione dei secondi. Quando è la voce della mamma a rappresentare il narratore, la fase della crescita dei bambini ne beneficia. In effetti è la madre la relazione tra il piccolo e il mondo circostante.
Qualsiasi aspetto della vita, dunque, può essere fiabesco, ad asserirlo è il Prof. Vincenzo Esposito, professore associato di antropologia culturale presso l’Università degli studi di Salerno. Secondo Marinella Attinà, professore associato di pedagogia generale e sociale presso l’Università degli studi di Salerno, invece, la formula “C’era una volta” indica qualcosa che è accaduto in passato, ma probabilmente, di narrazione in narrazione, viene aggiunto ogni volta un nuovo elemento.
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