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Esclusivo: intervista a Gabriella Iandolo, la nuova stella salernitana lanciata da The Voice

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Esclusivo: intervista a Gabriella Iandolo, la nuova stella salernitana lanciata da The Voice

Gabriella Iandolo è salernitana e ha 31 anni. Ama il viola, ma canta come contralto nell’Ensemble Vocale Principe Sanseverino (UNISA) senza temere la sfortuna. Ha già sperimentato i provini di X-Factor (oltre a quelli di The Voice), ma dice che il mondo della televisione, in fondo, “non le appartiene”. Nemmeno dopo aver debuttato sulla Rai con i coach Cocciante e la Carrà. E’ laureata in Lingue (indirizzo Arte e Spettacolo), eppure ha una voce splendida con la quale ha già sfidato il collega Francesco Monti – continuando, sempre, a stimarlo. Eccovi il ritratto di una grande artista salernitana, che con il suo talento si è fatta strada nel mondo dei “big”, conservando sempre, però, un’innata semplicità.

[Gabriella Iandolo ha partecipato a “The Voice of Italy”, il talent show trasmesso da Rai 2 alle 21.05 a partire dal 7 Marzo. Il coach che l’ha voluta in squadra è stato Riccardo Cocciante (gli atri tre leader del programma sono Piero Pelù, Raffaella Carrà e Noemi). Nella sesta puntata del talent, ha duettato con Francesco Monti, un altro giovane talento sul quale è ricaduta la scelta di Cocciante].

Gabriella Iandolo ci concede un’intervista al bar. E, tra un caffè (macchiato!) e l’altro, abbiamo scoperto che…

Forse questa è una domanda fin troppo usuale, ma vorrei sapere come è nata la tua passione per la musica e il canto.

Beh, io canto praticamente dall’asilo, anche se ho cominciato inconsapevolmente. Ho frequentato l’asilo in Val d’Aosta, dove ci eravamo spostati a causa del lavoro di mio padre, e mia madre mi ha parlato spesso di quanta gioia trasmettevo al pubblico già in quelle prime, piccole recite… da allora la mia passione non si è più fermata. Non ho mai studiato in modo specifico per valorizzarmi, ho sempre “cantato e basta”.

La tua voce trasmette emozioni. Ti piace ispirarti ad un modello noto o ideale, mentre canti?

Amo Giorgia, ma questo non vuol dire cercare di cantare come lei. Però è una cantante che apprezzo, insieme alla Mannoia, Anna Oxa, Mia Martini, Mina. Come voci maschili ascolto Alex Baroni [mi ha scoperta! n.d.r.], ma anche altri artisti e cantautori che mi piace reinterpretare con voce femminile (Lucio Dalla, per esempio). Voci preferite all’estero? Whitney Houston, Amy Winehouse e Stevie Wonder  mi hanno sempre appassionata.

Parlando della tua esperienza in tv, come hai vissuto le temute preselezioni?

In effetti la preselezione che mi ha consentito l’accesso è stata una sola, quella presso gli Studios di Roma, ma a dirti il vero non speravo molto neanche nella candidatura tramite email. L’ho inviata in modo un po’ disilluso, perché avevo da offrire solo materiale non professionale.  Quando mi hanno scelta ho provato un’emozione forte, e durante il provino ero tesissima, perché non sono abituata a questo genere di esibizioni! Però in passato avevo già partecipato ad alcuni concorsi musicali (due a Cava e uno a Pontecagnano), ed ero stata anche ai provini per X-Factor.

Di talent canori ne esistono molti, perché volevi partecipare proprio a The Voice? Meglio la Rai o la Mediaset?

The Voice è un talent più equo, non si basa sull’impatto visivo ma sulla voce [i coach ascoltano i candidati da selezionare seduti di spalle, n.d.r.], e non ti fa vivere l’angoscia della ripresa a tutti i costi. Desideravo fare un’esperienza in tv perché ho un carattere aperto e socievole e non sono mai stata timida, ma sul palco l’emozione mi ha resa molto più riservata! A volte temevo di non ricordare le parole, e mi veniva un po’ di batticuore. A parte questo, mi ha fatto piacere andare in onda su una rete nazionale, e sono stata lieta di partecipare alla 1° edizione di questo talent, perché dopo aver già visto come funziona sarebbe stato più facile per tutti.

Riccardo Cocciante: introverso, sensibile, un tipo decisamente “non televisivo”.

Secondo te, come mai Cocciante ha voluto sceglierti tra tante altre cantanti? Cos’hai in più, che l’ha colpito?

Penso che il mio modo di veicolare le emozioni sia diverso. La stessa Carrà ha detto che ho cantato il mio brano [“I dubbi dell’amore” di Fiorella Mannoia, n.d.r.] come se fosse “il brano di una commedia musicale”, quindi proprio il genere di Cocciante! La prova di selezione è stata davvero bellissima, ma ho capito di essere apprezzata solo dopo le prime puntate, quando molte persone che conoscevo, uomini e donne, rivedendomi mi hanno detto: “Mi hai fatto veramente emozionare, ho perfino pianto”. E io non riuscivo a crederci! Il mio è stato un “guadagno morale” a tutti gli effetti.

Come ti sembra il tuo “coach” visto da vicino, e, più in generale, l’ambiente televisivo?

Riccardo Cocciante è introverso, sensibile, un tipo decisamente “non televisivo”. A volte trasmette i suoi pensieri anche senza parole, e mi ha insegnato che bisogna avere sempre una grande energia e voglia di fare. La sua verve mi ha colpita: quando conosci da vicino la sua introversione impari che non si può capire tutto di lui al primo impatto, e che, come dice lui, “è una questione di feeling” [ride. Ho scoperto che Gabriella è anche molto simpatica, n.d.r.]. L’ambiente televisivo, in effetti, non mi appartiene per niente. Prima di conoscerlo mi ero fatta già alcune idee, e in parte sono state confermate. Ma, del resto, lì ci sono tante persone da coordinare, spesso sei davanti ad una telecamera, vieni messa alla prova, devi rispondere d’impulso cercando di non mostrare la tensione. Io non mi sentivo mai televisiva al 100%, sono abituata a fare le cose in modo semplice, mentre lì occorre fare esperienza sul campo.

Tu sei laureata in Lingue: obiettivamente, come ti sembrano questi talent? Possono offrire ai giovani partecipanti reali possibilità, o resteranno sempre e solo dei sogni per chi non ha la fortuna di arrivare in finale?

Per molti, comparire in tv è un bel modo di mostrarsi, ma le possibilità più concrete sono riservate davvero a pochi. Le opportunità reali esistono, anche se chiaramente non possono essere offerte a tutti. Ognuno dei partecipanti coltiva sempre un pizzico di egocentrismo, perciò si mette alla prova, ma io sono sempre rimasta con i piedi per terra: ho un lavoro a Battipaglia e canto solo nel tempo libero. Attualmente mi esibisco con l’Ensemble Principe Sanseverino, che mi ha fatto conoscere la bellezza delle musiche polifoniche e rinascimentali, ma in passato ho seguito un laboratorio musicale al liceo (da cui sono nati gli Ad Libitum, la mia prima “palestra”) e ho cantato anche nei Laeti Cantores.

Sono sicura che, proseguendo nel programma, avresti continuato ad inorgoglire la nostra Salerno. Hai provato un po’ di rabbia, o dispiacere, per la scelta di Cocciante a favore di F. Monti?

Ho capito che Cocciante intendeva proporre qualcosa di davvero originale. Io, però, ho cantato sempre “con” Francesco, non “contro” di lui, ed entrambi siamo stati avversari leali: ci siamo comportati in modo molto amichevole! Non c’è mai stato odio, ma piuttosto collaborazione: il mio pianto è stato liberatorio, perché ho sempre avuto una certa tensione, ma sono comunque contenta e non avrei cambiato nulla della mia esibizione. Io ce l’ho messa tutta, perché spesso mi hanno fatto i complimenti per la mia versione del brano della Mannoia. Ma in ogni caso, stimo e stimerò sempre Francesco.

Hai mai pensato, dopo l’esperienza sulla Rai, di organizzare una tua esibizione a Salerno?

Sarei felice di esibirmi al più presto nella mia amata città, ma per ora sto “riorganizzando” le idee e riflettendo sui progetti musicali da portare a termine. Intanto mi diletto come corista e sarò presente con il mio coro all’interno della rassegna “Arti di maggio”. L’esibizione si terrà il 25 Maggio presso la Chiesa di Sant’Apollonia: vi aspetto!


Che dire?
Gabriella sa conquistare il suo pubblico, ormai vasto, con la forza della musica e della semplicità. E con un “coach” come Cocciante, non ci resta che attendere i suoi prossimi successi.