In esclusiva per Zerottonove intervista ad uno dei primi soccorritori della vittima Raffaele Cantalupo
È lungo gli argini del Fiume Alento che si sviluppa la tragedia che ha colpito la famiglia Cantalupo solo due giorni fa a causa di un problema alla macchina lungo un percorso con la jeep.
Il club dei fuoristrada era nella zona del Fiume Alento in avanscoperta per testare il percorso che avrebbero dovuto attraversare durante il raduno previsto per 16 dicembre. Raffaele Cantalupo si trovava nella sua Land Rover col figlio e un altro ragazzo di Ogliastro Cilento. Il percorso prevedeva l’attraversamento del fiume quando qualcosa è andato storto. La jeep si è bloccata. L’acqua raggiungeva la parte anteriore del cofano dell’auto: nulla per l’esperienza quindicinale che aveva Raffaele. Il bambino però, di soli 7 anni, si è spaventato creando panico anche nel padre. Era impossibile aprire gli sportelli dell’auto in quanto la chiusura centralizzata si era bloccata per l’acqua.
Giovanni La Greca, vicepresidente del club, ci ha descritto dettagliatamente come in realtà si è svolto l’incidente. Quest’ultimo aveva già agganciato la jeep per riportarla sulla terra e, senza capirne il motivo, forse dettato dal panico, Raffaele ha aperto il finestrino e sia lui che il figlio sono usciti, saliti sul tettuccio della macchina e, abbracciati, si sono gettati nel fiume nella speranza di salvarsi. La forte corrente del fiume,però, li ha trascinati per oltre 200 metri sballottandoli lungo il percorso finché sono riusciti ad aggrapparsi, nel fiume, ad un isolotto di pietre. Dopo circa 10 minuti sono riusciti a trovarli e Giovanni La Greca è sceso nel fiume per aiutarli ad uscire. L’istinto lo ha portato a prendere prima il figlio e, un po’ in apnea sotto acqua e fango e un po’ respirando, lo ha abbracciato e tirato fuori facendolo salire sulla sua jeep. Il tempo di tornare indietro e il padre non c’era più: era stato trascinato dall’acqua gelida del fiume.
Sono stati avvisati i soccorsi che non sono riusciti ad arrivare prima di un’ora in quanto il luogo dell’accaduto era in un percorso interno e sterrato. Il corpo dell’uomo è stato ritrovato dopo circa 45 minuti dalla scomparsa sull’argine opposto del fiume ed i soccorsi che sono arrivati sul luogo in elicottero, non hanno potuto far nient’altro che constatarne la morte. Hanno dichiarato che l’uomo è morto per annegamento, anche perché non era capace di nuotare.
È stato complicato anche recuperare il corpo. Inizialmente si è tentato con un trattore gommato che si trovava sul luogo ma a metà strada non ha potuto continuare. Successivamente il Presidente del club Paolo Costa ha attraversato il fiume col suo fuoristrada e portato il corpo di Raffaele Cantalupo a terra.
Oggi sono stai celebrati i funerali del defunto nella disperazione della famiglia e delle centinaia di persone che hanno voluto dare un ultimo saluto. Il sindaco di Ogliastro ha proclamato il lutto cittadino per questa giornata.
Raffaele Cantalupo aveva alle spalle 15 anni di percorsi con la jeep e tanta esperienza. Erano situazioni in cui si è trovato decine di volte. Eppure una giornata di svago e di divertimento si è trasformata in una vera e propria tragedia. Non è stata un’esondazione del fiume a causare l’incidente ma solo l’amore di un padre per il figlio.