C’è un sottile filo che collega Emmanuel Namdi, l’immigrato nigeriano morto a Fermo per un pugno, e Beau Salomon, lo studente americano buttato nel Tevere giù da un ponte

[ads1]

Due persone arrivate in Italia da civiltà completamente diverse, da famiglie completamente diverse. Emmanuel Namdi proviene dall’Africa sub sahariana, terra secca la Nigeria, ai confini del più vasto deserto caldo della terra, luoghi dove si cresce senza genitori e subito. Beau Salomon arriva dagli USA, stato del Wisconsin, confini con il Canada. Terra fredda, molto fredda, ma con le pacche sulle spalle dei genitori, ai confini con i grandi laghi del nord America: due aspettative di vita completamente diverse.

E’ un cammino il loro che non prevede analogie, non dà adito a nessun parallelismo, eppure c’è un sottile filo che collega Emmanuel Namdi e Beau Salomon.

Entrambi per modalità di tempo e spazio provenivano da dimensioni completamente diverse, due mondi e due storie completamente diverse ma accomunate dal senso di morte che li aveva sfiorati. Beau Salomon aveva contratto una rara forma di cancro quando era bambino, ad appena 10 anni, riuscendo a superarla con determinazione. Emmanuel Namdi viveva in uno di quelli villaggi che, con feroci sortite, Boko Haram radeva al suolo uccidendo tutti. In tutto questo aveva perso una figlia ed i genitori. Anche lui con determinazione attraversando il deserto, è riuscito a salvarsi.

Tutti e due di un’età completamente diversa ma accomunati dallo stesso sentimento di gioia e libertà: Beau Salomon appena laureato, raggiante per l’esperienza all’estero e pronto alla professione tanto desiderata di avvocato. Emmanuel Namdi ormai libero, con una comunità che l’aveva accolto e raggiante per essere riuscito a sposare la donna che amava. È questo il momento in cui entrambi toccano il punto più distante e diverso dal concetto di morte che la loro breve vita gli aveva finora offerto.

E proprio in quel momento sono morti. Una morte che li accomuna.

[ads2]