Compressione dei diritti quale risposta all’Emergenza terrorismo: questa la tematica fondamentale del convegno-dibattito tenutosi ieri nell’Aula Parrilli del Tribunale di Salerno
[ads1] L’emergenza terrorismo ha portato, da subito, con sé la problematica della compressione dei diritti individuali quale necessaria strada da percorrere per rendere più stringente il controllo dei territori (parliamo di una guerra globale, transnazionale) e, soprattutto, dei singoli.
In più il nemico non è lo straniero ma il cittadino, come hanno dimostrato diversi fatti di cronaca in cui gli attentatori avevano la cittadinanza del paese che andavano a colpire.
Queste caratteristiche che rendono liquido il fenomeno e le conseguenze che esso genera, sono il motivo principale per cui, d’istinto, pare necessario comprimere la vasta gamma di garanzie individuali che abbiamo ereditato dall’evoluzione del pensiero critico e del diritto.
L’avv. Saverio Maria Accarino, segretario della camera penale salernitana, ha ricordato che negli anni di piombo, la Corte Costituzionale ha sancito la legittimità della previsione delle leggi eccezionali a limitare i diritti dei cittadini, ovviamente sempre nei limiti dei principi di temporaneità e adeguatezza.
Moderato dal prof. Francesco Buonomenna, l’incontro ha subito trovato il fulcro del tema: il bilanciamento dei diritti.
Nella sua riflessione, il dr Fabio Zunica, rappresentate della Struttura Territoriale della Magistratura, ha spiegato questo concetto parlando di scelte di contemperamento degli interessi, cioè la lotta al terrorismo impone una nuova analisi delle tutele individuali, per cui se è giustificato cedere talune libertà individuali (ha posto, tra altri, l’esempio dei sistemi di videosorveglianza) bisogna mantenere alto un argine, identificabile nelle garanzie costituzionali.
Il bilanciamento di interessi contrapposti, spiega il dottor Zunica, “è tangibile nella sent. 40699 del 9 Settembre 2015 della Corte di Cassazione in cui si affronta il tema dell’arruolamento ad associazioni terroristiche; ferma restando la lotta senza quartiere alle forme di aggressione alle libertà individuali, bisogna fermo tenere l’impianto della nostra Costituzione perchè nel momento in cui bisogna limitare anche l’accordo, quindi l’arruolamento, cioè quell’attività prodromica che normalmente non sarebbe punibile, il rischio sarebbe quello di spostare troppo in avanti l’anticipazione della tutela della soglia consumativa dei reati e quindi mettere a repentaglio il principio di offensività che ha la sua copertura nell’art. 27 Cost. Bisogna far attenzione sia ad evitare un’anticipazione di tutela che recuperi categoria di reato presunto o astratto che pone un problema in termini costituzionali, che ad un soffocamento delle garanzie individuali tale che, al termine dello stato di emergenza, rimanga a ledere la piena espressione della vita quotidiana democratica“.
Molto lucido è stato anche l’intervento dell’Avv. Michele Sarno, che nel suo intervento ha spiegato come l’emergenza terrorismo possa essere conchiusa non con la forza ma con un cambio di cultura: ha portato l’esempio della Grecia che, sconfitta da Roma, seppe convertire la sua sorte, condizionando l’Impero Romano con la sua cultura.
Ha spiegato che “forse a qualcuno e a qualche potente è convenuto alimentare la logica del conflitto; forse a qualcuno economicamente è convenuto che ci fosse una certa situazione (…); il problema lo avremo con l’Islam e con i paesi Africani che sono attratti dall’islamismo perché credo che il problema sia che si sta riproponendo (…) la logica della contrapposizione tra (…) ricchi e poveri“.
Ma l’emergenza terrorismo è, ad oggi, particolarmente un problema di Diritto Internazionale e, come abbiamo detto, genera una discussione sulla necessità di un bilanciamento dei diritti: il moderatore ha spiegato che la prospettiva della Convenzione (e dunque della Corte) Europea per i Diritti dell’Uomo è quella delle garanzie perché “Noi dobbiamo immaginare situazioni assurde dove per un errore – anche di omonimia – un soggetto si trova in una black list da cui non può più esserne cancellato e per cui gli sono negati i diritti più essenziali della sfera umana, anche la libertà di raggiungere la propria famiglia. Il terrorismo vince quando non ci fa pensare al bilanciamento tra i diritti e le tutele. Mentre la CEDU si è occupata di questo punto di vista, il Diritto dell’UE si è occupato della confisca dei beni che provenivano da situazioni terroristiche nell’ottica della circolazione, sebbene la Corte di Giustizia Europea si sia occupata anche delle libertà fondamentali. Ultimamente, la risposta dell’UE all’emergenza terrorismo è una particolare attenzione a stimolare gli Stati a rivedere le normative mediante decisioni quadro”.
Il Presidente della sezione Penale Corte d’Appello sez. di Salerno, dr. Claudio Tringali ha ripercorso l’esperienza italiana in questo campo da cui ha ricavato un primo distinguo: il Terrorismo internazionale e il Terrorismo interno.
“In Italia – ha ricordato – avemmo esperienza di un Terrorismo politico, ideologico, sia di destra che di sinistra, che non aveva agganci a livello statuale.
Anche in quell’esperienza furono messi in discussione diversi diritti e, in quel contesto, quanti esprimevano garantismo anche per i terroristi erano tacciati di contiguità. Il punto è che l’Italia ha fronteggiato l’emergenza terrorismo, sconfiggendo quell’emergenza terrorismo su tutti i piani, a cominciare da quello ideologico. La vittoria, in quel caso, non fu la repressione: piuttosto fu l’alto livello di professionalità di uomini, istituzioni e magistratura che lo Stato schierò (ha ricordato il Generale Dalla Chiesa). In quel periodo, c’era il rischio di colpire con carcerazione e processi inutili – come avvenne – persone di un’area politico-culturale-ideologica antagonista radicale. Queste problematiche non sono peregrine in questo momento, neanche a livello internazionale: il rischio è colpire chi non la pensa sostanzialmente come noi, anche come terreno di scontro politico. (…) Dobbiamo evitare l’imbarbarimento dello Stato: se noi li seguiamo nella loro barbarie abbiamo fatto il loro gioco. (…) Penso che siamo disposti a ragionevoli compromessi, accettare un bilanciamento, purchè non si mettano in discussione le fondamentali libertà di pensiero, di espressione di stampa. Neanche deve essere messo in discussione che io possa essere simpatizzante dell’ISIS nella mia testa: questo non autorizza nessuno a mettermi sotto procedimento penale“.
Il Prof. Agostino De Caro ha spiegato che “l’affermazione di inviolabilità dei diritti, in Europa, nasce dalle esperienze drammatiche dei conflitti mondiali ed è declinata nella varie costituzioni dei paesi europei. Ma inviolabilità non significa che non si possano limitare i diritti: si pensi al diritto penale. Inviolabilità significa divieto di scalfirne il nucleo essenziale, la cd Dignità della Persona“.
De Caro, con un intervento pregnante e ricco di contenuti, ha affrontato le problematiche inerenti l’emergenza terrorismo facendo riferimento, tra altri, anche al saggio di David Edmonds “Uccideresti l’uomo grasso?” sul dilemma etico del male minore, dilemma a cui il filosofo da una risposta senza fornire una ratio che la sostenga, possibilità che abbiamo tutti meno che i giuristi, “condannati” a dare una ratio alle sue risposte, come il professor De Caro argutamente nota.
Il prof. Angelo Sammarco ha preso spunto dal titolo del convegno, “Emergenza Terrorismo: a quali diritti siamo disposti a rinunciare?” per la sua riflessione, domandando quali siano i costi che siamo disposti a pagare oltre quelli già pagati; nel suo intervento ha detto che “il diritto non è altro che una sorta di politica cristallizzata: il diritto naturale non esiste, è un’aspirazione. Di questo dobbiamo essere consapevoli: la sicurezza ha un costo“.
Il convegno è stata una meravigliosa occasione di formazione, di cultura e soprattutto in alcuni interventi è stato proficuo trovare chiavi di lettura fondamentali per entrare appieno nel quadro attuale; convegni di tale qualità sono una rarità da non perdersi.
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