Con l’associazione di Eboli, “Il mondo a colori”, da anni punto di riferimento delle comunità straniere della Piana del Sele, discutiamo del fenomeno dell’immigrazione
Negli ultimi anni l’Italia riceve flussi importanti d’ingresso da parte dei migranti in quanto meta prescelta a causa della sua posizione geografica in mezzo al Mediterraneo e di frontiera dell’Unione Europea a Sud. Questa affluenza viene recepita dagli italiani come una invasione non sostenibile per il territorio e ciò perché mancano nel nostro Paese adeguate politiche di accoglienza e integrazione. Inoltre gli stranieri sono considerati potenziale forza lavoro in un momento di crisi particolarmente delicato.
A fotografare l’impatto dell’immigrazione in Italia sono i numerosi centri di accoglienza e le tante associazioni di volontariato distribuite sul territorio nazionale che cercano, con la loro inarrestabile opera, di fronteggiare il fenomeno non senza difficoltà e ostacoli soprattutto a causa della mancanza di strutture e degli elevati costi legati all’accoglienza.
Abbiamo affrontato l’argomento con la Dott.ssa Fathia Chakir, vicepresidente della consulta provinciale per gli immigrati di Salerno e presidente dell’associazione “Il mondo a colori” con sede nel comune di Eboli.
Dottoressa Chakir cos’è “Il mondo a colori”?
“Il mondo a colori” è un’associazione di promozione sociale che fa da ponte tra le istituzioni e tutte le comunità straniere presenti nella Piana del Sele. Cerchiamo di occuparci di tutto quello che è necessario per permettere loro di intraprendere un un percorso di autonomia e integrazione nella comunità: la scelta del medico, l’iscrizione dei bamini a scuola, le conoscenze normative, le competenze necessarie per inserirsi nel mercato del lavoro e in generale nella società italiana”.
Parliamo del recente sfollamento avvenuto qualche giorno fa in località Campolongo?
“Campolongo è diventata un pò la terra di nessuno, credo per questo che lo sfollamento a cui abbiamo assistito sia stato reso necessario perché non c’era più controllo e le problematiche avevano raggiunto un picco esponenziale. Purtroppo però allo sgombero forzato non ha fatto seguito una soluzione per il ricollocamento delle persone di seria condotta che, a differenza di quei pochi delinquenti loro connazionali, andavano tutti i giorni a lavorare”.
Il fenomeno della prostituzione era diventato una vera piaga…
“Si, purtroppo sarebbe stato necessario più controllo nel corso degli anni specie in quell’ambiente tanto a rischio come in litoranea. Noi abbiamo spesso contatti con le ragazze che stanno sulla lungomare, sfruttate. Molte non hanno i documenti e quindi non possono essere assunte e l’unica possibilità per mandare i soldi alle loro famiglie, oppure ai loro figli che sono rimasti al paese di origine è prostituirsi. Altre ancora, le più sfortunate che devono saldare una sorta di riscatto per essere venute in Italia trovano nella prostituzione l’unica alternativa. Molto spesso la paura di ritorsioni contro di sé, o la propria famiglia in patria, scoraggiano qualsiasi tipo di richiesta di aiuto. La nostra associazione ha come scopo quello di dare le informazioni necessarie per permettere a queste donne di mettersi in regola attraverso un regolare permesso di soggiorno e poi, dove è possibile, di collocarle lavorativamente sottraendole ai loro sfruttatori.
Crede nella validità dello ius soli?
“Ad un bambino che nasce in Italia, che va a scuola in Italia, che ha i suoi amici e la squadra del cuore italiani non puoi dire di aspettare i 18 anni per diventare italiano trascorrendo così tutta la giovinezza in un limbo di incertezza. Questo segna emotivamente soprattutto l’adolescente”.
La sua opinione dell’Italia in tema di accoglienza e integrazione..
“Il nostro paese non è preparato in modo adeguato all’accoglienza. Accogliere non vuol dire semplicemente aprire le porte allo straniero piuttosto vuol dire informare e formare i nuovi arrivati, con l’aiuto di educatori culturali, sui diritti e sui doveri, attraverso dei corsi obbligatori di educazione civica. Insomma l’accoglienza vuol dire innanzitutto “formazione” da parte dell’ospite che viene accolto”
Lei è anche la responsabile provinciale dell’ufficio Immigrati del S.E.L.P di Salerno: quali sono le difficoltà riscontrate maggiormente da parte di queste persone?
“Nell’ufficio immigrazione quello che riscontro tutti i giorni è soprattutto la difficoltà di questa gente di arrivare ai servizi (comune, ospedale, questura,ect) perchè trovano spesso, sul loro cammino, degli intermediari che si fanno pagare in cambio di qualche permesso o documento. Un vero e proprio sfruttamento da parte dei loro stessi connazionali ma anche di alcuni italiani che alimentano il fenomeno sempre più dilagante del “nuovo caporalato”.