“La musica ce l’hai nel sangue”, tipica espressione comune, incarnata in tanti artisti, come lui, Elis Gjepali, giovane chitarrista autodidatta.
La musica. Suonata, armonica, cantata, stonata, cercata, composta, vissuta, ritrovata, antica, moderna, sempre nuova.
Tutti parlano di musica, ma in realtà molti non sanno neanche di cosa stiamo parlando.
La Treccani la definisce “L’arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza (cioè per la frequenza delle vibrazioni del corpo sonoro), per intensità (cioè per l’ampiezza delle vibrazioni) e per timbro (che dipende dal materiale del corpo sonoro), per mezzo della voce umana (m. vocale), di strumenti (m. strumentale) o della combinazione di entrambe queste fonti”.
Tanti paroloni che, a parer mio, non renderanno mai l’emozione e i brividi che ci può trasmettere.
Elis Gjepali, giovane chitarrista autodidatta, grazie alla passione e alla forza di volontà, a 24 anni gli è stata offerta la cattedra di maestro al Centro studi Musicali Antonio Zuccaro di Grumo Appula (BA), dove insegna tutt’oggi.
Seppur nipote di un insegnate di chitarra al conservatorio, non aveva mai provato interesse per la strumentistica fino all’ascolto casuale di un audiocassetta contenente “Highway Star”, l’assolo di Ritchie Blackmore, chitarrista dei Deep Purple, padre della chitarra moderna che, con una tecnica futuristica, riusciva a fondere rock e classico.
Elis Gjepali inizia il suo provvidenziale approccio musicale all’età di 18 anni, quando, con l’aiuto dei suoi amici, riesce ad avere tra le mani la sua prima chitarra Yamaha EG112.
La sua passione e la predilezione, lo portavano ogni giorno, dopo le lezioni universitarie, nella biblioteca multimediale per scaricare spartiti e metodi e consultare diversi video in materia, per poi cimentarsi nella pratica.
Come lui stesso ci ha confidato:
“Trascorrevo anche 6 ore al giorno a suonare per provare e riprovare. Ero consapevole di essere approdato molto tardi in questo mondo, ma non era questo il motivo della mia dedizione. Quando suonavo mi sentivo in un altra dimensione, che mi trasportava, e il tempo volava”.
In soli 6 mesi le sue mani divennero così abili da portarlo su un palco per accompagnare un gruppo di amici.
Grazie ai sui incessanti studi che vanno da Django Reinhardt, B.B. King, Jimi Hendrix a Andy Timmons e Jason Becker, e all’ispirazione persistente di un mondo sempre fresco, fa parte di diverse band fino al 2008, anno della formazione del gruppo formato dai colleghi della Scuola stessa, gli A7, nel ruolo di solista.
Nel chiedergli cos’è per lui la musica, lui ci risponde che
“La musica è un linguaggio o meglio un modo di esprimersi. Proprio per questo descrive molto la persona che la fa. È un insieme puro dei modi di essere. Se ti piace un certo passaggio lo ripeti perché è una parte del tuo modo di intendere la musica o meglio fa parte di te e ti rappresenta. Quindi, anch’io prendo dai musicisti che studio e ascolto quello che più mi rappresenta ossia che più mi piace e la rendo come mia – continua poi dicendo Elis Gjepali -Volendo fare un paragone sarei un misto tra vari artisti, vedi è come un raccogliere. Capita che ascolti un artista e non ti piace nulla, lo accantoni, ascolti “un x” e ti piace una cosa la prendi, non perché lui sia bravo o meno, ma perché quella cosa fa parte di te. Io vedo cosi la musica per dire che se noi “copiamo” dei musicisti è perché noi nella nostra indole siamo così: loro esprimono cose che sono già dentro di noi. Come dire, prendi la scultura: parti da un blocco enorme e lì dentro c’è la statua anche se non si vede, ma c’è già; man mano che scegliamo le cose che ci piacciono, quindi smussiamo, allora viene fuori la nostra personalità; ecco forse così si rende l’idea. È un percorso di conoscenza di noi stessi”.
Quando ci ha aperto le porte della sua casa, si notava subito la passione per la musica. Tra chitarre di ogni genere non posso fare a meno di notare degli appunti, bozze e catalogazione di composizioni, che ci svela essere un album in elaborazione. Tra i vari appunti notiamo anche una copertina di un libro in fase di impaginazione con tanto di cd con le basi destinato ai piccoli che si affacciano al mondo della chitarra.
Poi la curiosità prende il sopravvento e chiedo di ascoltare dal vivo qualcosa.
“Highway Star” e “State of Grace”, due brani stupendi che, suonati con una tale verve, risultano eccezionalmente coinvolgenti. Lo stile distinto e la combinazione delle sue mani che risultavano diventare magicamente un tutt’uno con la chitarra, lasciava senza parole.
Un percorso artistico alla “tanto di capello” seppur molto concorrenziale, come ogni carriera che aspira al successo.
Avendo deciso di riascoltarlo sul suo canale Youtube, vi lascio all’ascolto dell’avvolgente melodia di una delle sue composizioni. E, per il suo esordiente futuro musicale, mi avvalgo della celebre citazione del Cinque Maggio manzoniano lasciando “Ai posteri l’ardua sentenza”.
http://www.youtube.com/playlist?list=PL877B6DDB4DDA3FFF
a cura di Angela Coppola