Elezioni provinciali. Ancora pochi giorni e poi anche a Benevento prenderanno il via le elezioni di secondo grado del Presidente delle Provincia e dei Consiglieri. Per la prima volta i cittadini non andranno a votare
BENEVENTO – Intrighi, discussioni, colpi bassi, ma soprattutto accordi di facciata. È questo lo scenario che qualche giorno fa si profilava in molte città italiane, a poche ore dallo scadere dei termini per la presentazione delle candidature alla carica di Presidente e Consigliere Provinciale. Da Nord a Sud la corsa alle poltrone della Provincia si è trasformata in una vera e propria lotta partitica. Una guerra spietata che, consumatasi nei meandri dei palazzi che contano, si è conclusa il 22 settembre alle 12.00, quando gli uomini della politica, dopo lunghe notti insonni, hanno consegnato le liste dei candidati.
Il tutto si è svolto nella totale indifferenza dei cittadini che, per la prima volta, quest’anno non andranno alle urne per eleggere il Consiglio Provinciale. Lo ha sancito la legge n. 56 del 7 aprile 2014 che prevede, oltre alla riorganizzazione delle Province, la istituzione delle Città Metropolitane e le unioni dei Comuni. La riforma Delrio – dal nome del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri – a dispetto dei ripetuti proclami del premier Matteo Renzi, di fatto non abolisce le Province, ma le trasforma in una questione interna alle segreterie dei partiti.
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Come funzionano le elezioni provinciali? Tra il 28 settembre e il 12 ottobre, in date differenti da città a città, si eleggono i consiglieri e i presidenti di 64 Province e 8 Consigli metropolitani. Sono eleggibili a consigliere provinciale i sindaci e i consiglieri comunali in carica. Il presidente, invece, sarà nominato tra i sindaci della provincia il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni. Il consiglio resta in carica 2 anni, il presidente 4. E chi li elegge? I sindaci e i consiglieri dei comuni della provincia. I politici nominano i politici, dunque. Accade così che, in era Renzi, le elezioni diventino nuovamente ad appannaggio di pochi privilegiati funzionari locali, sebbene il suffragio universale sia stato conquistato con fatica, dopo anni di lotte e mobilitazioni. Uno dei tanti diritti negati e calpestati dal governo in carica.
Il vantaggio, dice la riforma Delrio, sta nella riduzione degli eletti che da 2.500 passano a 986 senza indennità. Un risparmio in realtà irrisorio se si considerano due aspetti fondamentali: la ricomposizione dei consigli comunali – che nelle passate elezioni amministrative hanno visto lievitare il numero di consiglieri e assessori – e le funzioni delle Province. Alle nuove Province spettano infatti le stesse competenze di quelle vecchie: tutela dell’ambiente, gestione delle strade provinciali, pianificazione del territorio e del trasporto pubblico, controllo di quello privato, gestione dell’edilizia scolastica. Anche gli attuali dipendenti delle Province ricopriranno le stesse mansioni e manterranno la retribuzione che avevano, insieme all’anzianità di servizio.
Le elezioni di secondo grado, che senza dubbio fanno da apripista a quelle del nuovo Senato, andranno in scena anche a Benevento.
Nella città sannita le urne si apriranno alle ore 8 per chiudersi alle 20 di domenica 12 ottobre. Il Corpo Elettorale sarà costituito da 865 membri, tra sindaci e consiglieri comunali. Questi ultimi dovranno scegliere tra due candidati allo scranno più alto dell’Ente: Claudio Ricci, sindaco di San Giorgio del Sannio, e Giorgio Carlo Nista, primo cittadino di Colle Sannita.
Le liste, invece, risultano cinque. E sono le seguenti: “Partito Democratico” e “Sannio Cambia Verso” che, con Francesco Damiano e Giuseppe Maria Matauro come capilista, hanno dichiarato il proprio sostegno a Ricci; “Ncd-Udc”, “Per il Sannio” e “Forza Sannio” che, invece hanno appoggiato il candidato Nista, dopo non pochi dissidi tra i gruppo Ncd-Udc e Forza Italia.
Come riportato dai giornali locali la frizione era sorta ad Apice, paese delle provincia sannita, che ha espresso la candidatura a consigliere provinciale di due esponenti della politica locale, gli assessori Gerardo Pellino (Ncd-Udc) e Filippo Iebba (Fi). Se fosse saltata la candidatura di Pellino, la lista “Ncd-Udc” non avrebbe sostenuto la candidatura di Nista. Poi la situazione è rientrata. E così, il 12 ottobre, a ogni elettore sannita verranno consegnate due schede, una per il Presidente e una per il Consiglio che sarà composto da 10 membri.
“Un odore stantio di massoneria” aleggia nei palazzi, come dimostrano i casi delle Province e del Senato che, con la modifica della Costituzione, presente nell’agenda del Governo, verranno aboliti sul serio. Che la profezia del burattinaio Licio Gelli stia per realizzarsi? Resta il fatto che a sfogliare oggi il Piano di Rinascita Democratica vengono i brividi. Nella sezione relativa all’Ordinamento del Governo e in quella concernente l’Ordinamento del Parlamento si legge:
V Riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le province e ridefinire i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari.
II Modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) e al Senato preponderanza economica.