Dopo il movimento dall’Africa verso l’Asia sembra che le migrazioni siano avvenute dall’Asia verso l’Europa già durante la prima parte del Paleolitico superiore; ma più importanti spostamenti si ebbero in un periodo di relativa stasi dell’ultima glaciazione (Palidda, 2008).
La continua mobilità umana – cioè gli spostamenti geografici – è dovuta a molteplici cause: disastri naturali, guerre, ricerca di migliori condizioni di vita, desiderio di conoscere e di fare nuove esperienze. Senza questa mobilità, è assai probabile che l’umanità si sarebbe estinta.
La trasversalità di questo concetto rispetto al nostro discorso evidenzia come gli esseri umani siano connessi gli uni agli altri. La mobilità contribuisce a formare il senso d’appartenenza dell’umanità alla stessa specie animale.
L’intensità e la varietà delle mobilità sono andate aumentando con l’emergere di determinate aspettative e, soprattutto, per effetto degli elementi che ne sollecitano e favoriscono la realizzazione.
Dunque il multiculturalismo risulta essere la conseguenza della dinamica politica costituita dall’interazione di tutte le società del pianeta.
Tradizionalmente il pluralismo culturale in ambito educativo ha ricevuto maggior attenzione negli Stati Uniti piuttosto che in Europa. In generale incontriamo esperienze di educazione interculturale maggiormente nei Paesi che sono soggetti a una significativa ondata d’immigrazione. Ne sono esempio la Germania e l’Inghilterra, dove l’educazione interculturale è stata introdotta a livello prescolare alla fine degli anni settanta per investire in seguito l’intero sistema scolastico.
Anche in Francia il termine “interculture” comincia ad essere usato negli stessi anni. Gli anni in cui soprattutto negli Stati Uniti cominciano a diffondersi e a dibattersi le prime pubblicazioni in materia.
Per la definizione del professor Otto Filtzinger la multiculturalità è la caratteristica di una situazione sociale verificabile. E’ la convivenza di persone provenienti da e socializzate in diversi contesti culturali. Mentre l’interculturalità è una categoria prescrittiva.
Autori come Hohmann, Essinger e Graf descrivono la multiculturalità come la coesistenza di culture diverse, nonché il controllo e la regolamentazione delle stesse. L’interculturalità invece è caratterizzata dall’integrazione interattiva di queste culture.
Quindi usando le parole di Surian (1998) la multiculturalità è una categoria descrittiva, analitica, storica, sociologica, mentre l’interculturalitàèuna categoria prescrittiva, programmatica, politica, pedagogica.
Al concetto di mobilità e alla differenziazione concettuale tra multiculturalismo ed intercultura, chiaramente si affianca e s’interseca quello di globalizzazione. Con questo termine per lo più s’intende un fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto primo è una decisa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo.
In quest’ambito risulta di particolar interesse la teorie di Robertson dellaglocalizzazione. Professore ordinario di Sociologia e Direttore del Centro per lo studio della globalizzazione presso l’Università di Aberdeen in Gran Bretagna, è uno dei più importanti studiosi della globalizzazione.
Il locale e il globale per Robertson non si escludono, al contrario. Il locale deve essere compreso come un aspetto del globale. Globalizzazione significa anche l’unirsi, l’incontrarsi reciproco di culture locali, che in questo clash of localities devono essere ridefinite nei loro contenuti. Robertson propone di sostituire il concetto fondamentale di globalizzazione culturale con glocalizzazione, una fusione tra “globalizzazione” e “localizzazione”.
Il pluralismo, che richiede un approccio inclusivo e fondato sui diritti umani; l’interdipendenza , che richiede mutua comprensione e rispetto di valori condivisi; la giustizia sociale e l’equità, pongono “il problema della vicinanza degli altri nell’unico mondo nel quale viviamo e, naturalmente , dei nostri rapporti reciproci. Se siamo in relazione con gli altri – e gli altri sono nello stesso tempo e ovviamente in relazione con noi – l’azione degli altri ha effetti su di noi e la nostra ha effetto su di loro. Lontano/vicino sono inestricabilmente connessi. E’ il problema dell’interpretazione degli attori nei processi di globalizzazione” (Cotesta, 2001).