Presentata nella mattinata di ieri in Ance l’analisi qualitativa su base semestrale delle dinamiche del settore dell’edilizia in provincia di Salerno
È stata presentata ieri, venerdì 18 luglio, in Ance l’Analisi Qualitativa su base semestrale delle dinamiche del settore edile in provincia di Salerno riferita al I e al II semestre 2014, che il Centro Studi di ANCE Salerno svolge da oltre un anno, per analizzare e descrivere scientificamente la percezione che gli imprenditori dell’edilizia hanno rispetto alle problematiche affrontate quotidianamente e alle previsioni relative ai prossimi sei mesi.
Lo studio si è avvalso del supporto scientifico del Prof. Pasquale Persico (Ordinario di Economia Politica all’Università degli Studi di Salerno), del Prof. Paolo Coccorese (Ordinario di Economia Politica all’Università degli Studi di Salerno) e del direttore del Centro Studi ANCE Salerno Ernesto Pappalardo.
Dall’analisi è emerso un quadro di difficoltà persistente soprattutto per le imprese di più piccole dimensioni, quelle che non raggiungono un fatturato annuo di 5 milioni di euro, che rappresentano il 70% delle aziende attive impiegando circa il 75% della forza lavoro. Torna in terreno negativo il sentiment sulle aspettative di breve periodo, e permane una forte criticità e sfiducia sulle tematiche legate alla burocrazia e all’accesso al credito. Si riduce il rischio usura, segnatamente per le imprese di più grandi dimensioni.
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«Il problema – ha dichiarato il presidente dell’ANCE Salerno, Antonio Lombardi – non è accertare responsabilità, del resto già ampiamente chiare, che hanno il colore di tutta la politica di larga parte della filiera istituzionale di questa Regione. Il problema vero è che le imprese del settore edile si trovano nel mezzo di una tempesta che non accenna a passare perché nessuno, e meno che mai banche e istituzioni, intende realmente stendere una rete di emergenza. A settembre chiederemo ufficialmente e pubblicamente a tutte le deputazioni politiche salernitane, a ogni livello istituzionale, un impegno incisivo, efficace e concreto per accelerare la tempistica decisionale e l’utilizzo delle risorse, europee ma non solo, pure disponibili e affatto trascurabili».
«La nostra Associazione – ha aggiunto ancora il presidente Lombardi – non vuole svolgere un ruolo sterilmente conflittuale, ma propositivo, aggregativo e costruttivo, di agente di sviluppo territoriale. Nel 2013 abbiamo perso 980 imprese, quasi il 40% di quelle attive, e 8.000 posti di lavoro in appena diciotto mesi. In questo contesto le previsioni non sono improntate a un cambiamento di tipo migliorativo. Due le questioni molto concrete da mettere subito sul tavolo: la carenza d’investimenti pubblici, tornati ormai ai livelli del 1967, e la riattivazione di relazioni banche-imprese in un clima meno restrittivo. Due macigni che se non saranno rimossi o almeno smussati in qualche modo in breve tempo, rischiano di far precipitare ancora più a fondo il sistema economico provinciale e regionale».