Si è tenuta oggi, mercoledì 26 marzo, presso la Sala Buffet del Teatro dell’Università di Salerno, il quinto appuntamento di “SHOAH: raccontare per ricordare”, la rassegna di Ateneo dedicata agli ebrei, vittime della deportazione
A partecipare al dibattito: Sergio Giuntini, membro del Consiglio Direttivo della “Società Italiana di Storia dello Sport” (SISS) e autore di svariati saggi storici (tra questi: Storia e Shoah Sport e Resistenza) e Giuseppe Valota, figlio di Guido, deportato politico caduto a Mauthausen.
Durante la seconda guerra mondiale vennero deportati migliaia di ebrei tra cui atleti e personaggi di spicco della scena nazionale. Tra questi molti furono gli sportivi, tra cui Gino Bartali, che si impegnarono attivamente nel tentativo di salvarli.
“Lo sport è solo fascista“. Questo il luogo comune che circolava in Italia prima e durante la seconda guerra mondiale. L’associazione era nata a causa degli ingenti finanziamenti investiti nelle attività sportive da parte del regime, sovvenzioni che non furono però sufficienti ad ottenere il supporto degli atleti. Tanti sono stati gli sportivi che hanno opposto resistenza al regime specie quando, nel 1933, viene vietato agli ebrei di praticare qualsiasi sport.
Molti sportivi hanno avuto un ruolo fondamentale sia nella resistenza che come aiuto concreto per gli ebrei. Tra questi ricordiamo Gino Bartali, ciclista italiano, che ha sfruttato la sua notorietà per trasportare documenti per gli ebrei nascondendoli nelle assi della sua bici. Con il sostegno dell’Arcivescovo di Firenze e grazie al suo ruolo pubblico, venne sospettato ma mai arrestato.
Di questo e di altri episodi di resistenza si è discusso nel quinto appuntamento di “SHOAH: raccontare per ricordare”.
Dalle parole di Giuntini è emerso forte il senso di responsabilità di ogni individuo verso qualsiasi tentativo di limitazione o oppressione della propria libertà personale. Qualsiasi soggetto, vittima, carnefice o spettatore che sia, è sempre chiamato – ha sottolineato l’autore – a decidere e prendersi delle fondamentali responsabilità morali, optando per la vita o la morte, per la resistenza o l’abnegazione. Ogni individuo è chiamato a scendere in campo a difesa dei propri diritti fondamentali di essere umano.
Il quinto appuntamento della rassegna è stato una nuova raccolta di testimonianze di lotta civile e morale a favore della libertà di espressione; un album di racconti e di ricordi che occorre custodire a difesa della memoria collettiva nazionale.