Pierpaolo Capovilla, cantante del Teatro degli orrori, ha presentato in anteprima su Repubblica.it il videoclip di “Dove vai”, primo singolo estratto dal cd che lo vede debuttare come solista
Dove vai, scritto insieme a Paki Zennaro e Giulio Ragno Favero, con videoclip diretto da Mauro Lovisetto, è il primo estratto dal disco solista di prossima uscita su etichetta Virgin/La Tempesta di Pierpaolo Capovilla. In estate partirà il tour dopo la presentazione al Mi Ami Festival 2014, in programma a Milano dal 6 all’8 giugno.
Che cosa sono diventato
o cosa mai diventerò
e poi perché, perché, perché
vorrei andare via
vorrei ricominciare
sempre tutto daccapo
ma non so perché
Un testo apparentemente meno impegnato, un ritmo meno aggressivo, che ricorda poco il Capovilla dei dischi precedenti, ma ben si adatta alla nuova veste da solista e alla trattazione di temi comuni ma non necessariamente etichettabili come banali. Domande che si reiterano quasi insistentemente nel corso del brano, e nelle quali riecheggiano i mille perché che attanagliano la nostra esistenza. I dubbi su se stessi, il bisogno di evasione, la paura del futuro, il desiderio irrealizzabile di tornare al punto di partenza di ogni scelta.
Dove vai
cosa fai
con chi esci
con chi ti confidi
e quando ti confidi
che cosa pensi
che cosa senti
che cosa provi
Altrettanti quesiti irrisolti incalzano il ritornello del componimento, nel tentativo di dare un senso al percorso della nostra vita, alle diverse direzioni verso cui muoviamo i nostri passi, alle persone scelte per intraprendere questo cammino senza ritorno piastrellato di preoccupazioni, pensieri, confidenze e sentimenti, spesso taciuti o custoditi segretamente.
Vorrei rimuovere
vorrei dimenticare gli ultimi 20 anni
o almeno i giorni che fanno più male
che cosa sono diventato
o cosa mai diventerò
e poi perché, perché, perché
A volte vorremmo davvero poter ripercorrere all’indietro le strade sbagliate, tornare all’incrocio di svolta, imboccare la direzione giusta per obliare errori e sofferenze ad essi legate. Ma all’impossibilità di compiere questo viaggio a ritroso nel tempo, possiamo solo replicare con i soliti incessanti perché, sospesi nell’incomprensibilità tra quel che siamo stati e ciò che diventeremo.