Don Gianni Citro anima la 1a giornata del “Meeting del mare”, in cui termina la Jam Camp. Si esibiscono La Rua, Simone Tortora Quartet, Ness Globale, Il complesso d’inferiorità, La maschera, J-Nick, Nostromo, Romans, Paranza Vibes, Patto NC, Sangue Mostro; predomina l’hip-hop/rap, tanti lo scelgono
Dopo alcuni vincitori e nuovi artisti introdotti da Don Gianni Citro, il pomeriggio riparte con il giovanissimo vincitore Leo In, che ha scelto il Rap per comunicare. Molte delle band emergenti che sfilano sul palco rientrano in questo genere. Significativo. Oggi i giovani, per dirsi qualcosa, ricorrono spesso al genere Rap, che deriva dagli afroamericani trapiantati in America a partire dagli anni ’70, quando improvvisavano versi, solitamente pensati in rima tra di loro, per raccontare un disagio, una storia, una sensazione, una giornata andata male, un atto di ribellione.
I versi venivano plasmati su una base musicale, il corpo del rapper si lasciava travolgere dal ritmo, seguendo un tempo di 4/4. Corpo, testa e ritmo. Tre elementi importanti della comunicazione, che messi insieme portano ad una interazione tra musicista e pubblico.
Il “Meeting del mare“, però, non dev’essere soltanto musica. Don Gianni Citro, infatti, accoglie Rocco Hunt – una delle icone del movimento rap salernitano più riconosciuto, grazie alla sua vittoria al Festival di Sanremo – con un messaggio forte: riporta l’attenzione alla strage di Lampedusa, alla questione sempre aperta del Mare Nostrum, invitando sul palco il vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro Antonio De Luca e l’onorevole Felice Alfano, per dire a tutti che la Chiesa e lo Stato sono consapevoli di questo.
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Il vescovo ribadisce la vicinanza rispetto al gesto di speranza di questa popolazione, mentre Alfano ricorda che l’operazione Mare Nostrum, attiva dal 2013, ha salvato 35.000 persone. Don Gianni Citro invita sul palco il corpo di ballo, con una coreografia che racconta la storia di un ragazzo che trova l’origine in se stesso e comincia a vivere, ma prima provoca il pubblico dicendo: “Che uomini siamo, se siamo sempre indifferenti alle sofferenze del mondo?”.
Arriva quindi Rocco Hunt, i giovani lo attendono. La canzone più attesa arriva solo alla fine del concerto, dando spazio ai suoi testi meno conosciuti. Emozionato, Rocco preferisce i versi a ritmo di musica più che parlare. Infine ringrazia il suo giovane pubblico, ricorda ancora una volta le sue origini, il suo legame con il Meeting, perché sa cosa rappresenta questo evento per Salerno e per Camerota. Onoratissimo di essere su quel palco, saluta i suoi “amici” invitandoli a sognare, a sperare, perché dove è arrivato lui possono arrivare tutti gli altri.
Il Meeting continua oggi. Musica, tutto il giorno. Mostre ed incontri con musicisti e critici introdotti da Don Gianni Citro. Stasera Le luci della centrale elettrica.