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Dl Sblocca Italia: il sì della Camera tra le contestazioni di Greenpeace

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Dl Sblocca Italia: il sì della Camera tra le contestazioni di Greenpeace

Il decreto legge Sblocca Italia è passato alla Camera. Greenpeace irrompe per contestare la seduta di voto

[ads2] Il decreto legge Sblocca Italia è stato approvato dalla Camera con 278 voti favorevoli, 161 voti contrari e 7 astenuti.

Il provvedimento, che scadrà l’11 novembre, attende la revisione del Senato e la successiva promulgazione da parte del Presidente della Repubblica.

Sono state numerose le contestazioni e le critiche mosse nei confronti del decreto che prevede lo sblocco di 3,8 milioni di opere cantierabili, di cui 10 miliardi saranno sbloccati nei prossimi 12 mesi.

Secondo il provvedimento, alcune delle opere riguardano l’alta velocità: la Napoli-Bari e la Palermo-Messina-Catania, i cui lavori sono previsti per il novembre del 2015.

In cima alle critiche troviamo Paolo Buzzetti, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) il quale ha spiegato che nonostante la buona impostazione del decreto, 3,8 mld sono troppo pochi per assicurare la realizzazione delle opere in cantiere e che “Se non investiamo e non facciamo ripartire le cose perché l’Europa ci blocca, i problemi restano tutti lì”.

A seguire l’Associazione Legambiente sottolinea lo stato di confusione da parte del Governo Renzi “Rispetto alla direzione verso la quale vuole portare il Paese per uscire dalla crisi”.

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Attivisti di Greenpeace contro lo “Sblocca Trivelle”

Gli attivisti dell’Associazione no-profit Greenpeace, spiccano particolarmente per la contestazione avvenuta durante la seduta di voto del 30 ottobre.

Gli ambientalisti attaccano duramente l’articolo 38 dello Sblocca Italia, sarcasticamente soprannominato ‘Sblocca Trivelle’, con cui si rischia di danneggiare i fondali marini del nostro paese, alla disperata ricerca di qualche goccia di petrolio.

Secondo quanto riportato dal Ministero dello Sviluppo Economico, nei nostri fondali marini risiederebbero circa 10 tonnellate di petrolio. Una quantità esigua che soddisferebbe il fabbisogno nazionale di circa 8 settimane.

Ad aggravare la situazione, è la possibilità d’inquinamento da idrocarburi già abbondantemente registrato nelle zone del Mediterraneo.

Nonostante la contestazione organizzata dagli attivisti, i quali hanno cercato di appendere uno striscione giallo con la scritta “No trivelle, sì rinnovabili”, nulla sembra smuovere il Premier Renzi dall’avviare la caccia al tesoro negli splendidi fondali del Mediterraneo.