In seguito ai recenti fatti che hanno riguardato la città di Battipaglia, colpita al cuore dall’ennesimo rogo di rifiuti, la redazione di Zerottonove.it ha intervistato la Dott. ssa Antonella Marsilia, dell’ISDE
Abbiamo parlato con la Dott. ssa Antonella Marsilia, dell’associazione ISDE (International Society of Doctors for the Enviroment – Associazione medici per l’ambiente) alla quale abbiamo avanzato alcune domande, tutte inerenti al disastro ambientale che ha colpito Battipaglia e di come questo possa avere, eventualmente, risvolti – negativi – sulla salute dei cittadini.
“Dato che questo non è il primo caso di incendio a Battipaglia, avete già riscontrato delle conseguenze per la salute dei cittadini di Battipaglia, come l’aumento di tumori?”
“In gergo medico, il nesso causale tra una patologia e una causa ipotetica è sempre difficile da trovare: è come voler trovare la pistola fumante nelle mani dell’assassino. Ovviamente ci sono però delle forme di riconoscibilità dei contaminanti, perché parliamo di inquinanti ambientali che sono stati già testati da un autorevole organismo di ricerca che è lo IARC un ente internazionale che classifica le sostanze inquinanti in cancerogeni, probabili e possibili, a seconda della tendenza che hanno nel determinare l’insorgenza di una patologia tumorale negli animali e nell’uomo, i livelli di evidenza riconosciuti. Quando c’è la combustione di materiali come quello che è andato a fuoco in queste occasioni, nel 2017 Sele Ambiente e lo sorso 3 agosto la New Rigeneral Plast, si sviluppano dei fumi che rilasciano nell’atmosfera la diossina. Ora, parlare di diossina è molto generico perché i composti chimici che rientrano nella categoria delle diossine sono oltre duecento; per una di queste forme è stata individuata una capacità di produrre tumori e sostanzialmente il problema c’è e bisogna porselo.”
“Come la diossina penetra nell’organismo dell’essere umano?”
“La diossina è una sostanza che si deposita, ha la capacità di accumularsi all’interno dei tessuti grassi e questo la rende molto persistente negli organismi, perché quello che è idrofilo viene scaricato attraverso le deiezioni fisiologiche e la sudorazione, i fluidi biologici; quello che è invece lipofilo entra nelle cellule e attraverso il fenomeno di bioaccumulo si deposita nei tessuti adiposi. Ad esempio, prendendo in considerazione le donne che allattano, il latte è un alimento grasso e di conseguenza anche il latte materno ha un potenziale rischio legato appunto all’allattamento, essendo state esposte al rischio. Per quanto riguarda invece il rischio di ricevere una contaminazione per via alimentare, per i vegetali il rischio non c’è perché la diossina non si accumula nel suolo, quello che invece è più a rischio è il consumo degli alimenti di origine animale, quindi la carne stessa, il latte, latticini. Oltre alla diossina che potremmo aver respirato nostro malgrado durante l’esposizione ai fumi, c’è anche quella presente negli alimenti che consumiamo: se è lipofila la troviamo negli alimenti che hanno una componente grassa, per cui i cibi vegetali che hanno una componente prevalentemente acquosa dovrebbero essere abbastanza sicuri però è comunque importante far prevalere il principio della precauzione.”