De Rosa porta in scena “Io e te”. Lo spettacolo, liberamente tratto da “Giovanni Episcopo di D’Annunzio, sarà in scena, venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 alle ore 21
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La storia di un uomo succube delle proprie debolezze, ripiegato su se stesso, che riscatta la sua dignità uccidendo il suo carnefice è al centro di “Io e te”, il nuovo studio che Antonello De Rosa porta in scena, questo fine settimana (venerdì 14, sabato 15 e domenica 16 alle ore 21) con Filomena De Gennaro, sul palco della rassegna “Aspettando i Barbuti” a Salerno, nella Chiesa di Sant’Apollonia. Liberamente tratto dal “Giovanni Episcopo”, il secondo romanzo di D’Annunzio, il dramma racconta di un uomo costretto a vivere sotto lo stesso tetto con l’amante stabile della moglie Ginevra.
È un personaggio tipicamente dannunziano, che nella sua fragilità subisce e accetta per amore del figlio malato questa condizione finché, un giorno, ha uno scatto d’orgoglio e in un momento di raptus ammazza il suo rivale. Da lì viene rinchiuso in un manicomio in cui non mancano apparizioni e situazioni oniriche. Straziante il dialogo con il compianto figlio di cui evoca la presenza attraverso tutto ciò che gli resta di lui: un paio di scarpe malandate che accompagnano tutta la messa in scena.
De Rosa mette a nudo le fragilità della mente umana in un crescendo di inquietudine e disperazione che commuove nella sua veridicità. De Rosa passa dal camerone di una stanza gelida di un manicomio alle luci di un talk show per raccontare il dramma di una vita vissuta all’ombra del tradimento. Sotto i riflettori anche il registro cambia passando da un’emotività quasi esasperata a un sentire meccanico: quella che egli racconta non è la sua verità ma solo quella preparata ad hoc per lo show. «Ho portato in scena questo spettacolo molto tempo fa – spiega De Rosa – da attore, per la regia di Pasquale De Cristofaro.
Poi, abbiamo abbandonato il testo che oggi riprendo tra le mani per una lettura teatralizzata, un work in progress con il pubblico. Sto attraversando questa fase sperimentale, non nell’accezione teatrale perché credo che il teatro debba tornare alla parola, non ha più bisogno di sperimentazione. È un momento di cambiamento totale che riverso naturalmente nel teatro, il mio mondo.»
La direzione organizzativa è di Pasquale Petrosino. Posto unico: 10 euro.
Scena Teatro è un’associazione culturale fondata e diretta da De Rosa, attiva con i suoi progetti dal 2006; si propone come una organizzazione autonoma e multidisciplinare per la progettazione culturale nel territorio salernitano e nazionale, con particolare riferimento alle attività teatrale come motore di sviluppo territoriale.
Nei diversi anni di attività, è stata portata avanti in Campania ma soprattutto in ambito nazionale, una diffusione piuttosto capillare del teatro di ricerca, con numerosi riconoscimenti e divenendo inoltre, per numerosi giovani un importante riferimento non solo formativo ma soprattutto aggregativo. Il gruppo, costituito quasi interamente da un nucleo stabile di attori, sviluppa un lavoro di ricerca destinato a una decodificazione dei vari linguaggi scenici.
Biografia:
Nato a Salerno nel 1973, Antonello De Rosa, nonostante la giovane età, ha un percorso importante alle spalle. Ha studiato presso la scuola internazionale di Mimo Corporeo e di ricerca sull’attore Icra diretta da Michele Monetta e Lina Salvatore ed in seguito ha frequentato la scuola teatrale dei registi Pasquale De Cristofaro e Michele Monetta, dove impara il metodo Stanislavskij e studia dizione, drammaturgia, regia e mimica corporea. Nel 2000 ha rappresentato Mamma di Annibale Ruccello, nel 2001 Fratellini di Francesco Silvestri, sollevando grandi consensi, e Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello, autore a cui è molto legato.
Questa edizione viene premiata ad Agrigento come migliore spettacolo, migliore regia e migliore interpretazione. Nel 2004 è interprete e regista del testo scritto per lui da Peppe Lanzetta Femmene Stracciate che ottiene grandi consensi dalla critica teatrale. Scrive di lui Francesco Tozza: “In una geografia teatrale dai contorni piuttosto sfumati, con un terreno troppo spesso arido, è davvero motivo di soddisfazione verificare l’esistenza di un sicuro talento, vera e propria forza della natura per la vulcanica recitazione…”.
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