Una donna di 61 anni di Baronissi ha raccontato la sua esperienza all’interno dell’ospedale Da Procida, denunciando maltrattamenti e umiliazioni
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Maltrattamenti, umiliazioni e scarsa umanità all’ospedale Giovanni Da Procida: a raccontarlo sul quotidiano la Città è M.L. donna di Baronissi di 61 anni ammalata di tumore.
Non solo la donna ha vissuto l’incubo di una malattia terribile, ma ha anche dovuto subire la pessima situazione delle strutture ospedaliere e la scarsa umanità del personale.
Dopo essere stata trasferita da un ospedale all’altro del territorio, M.L. ha raccontato di essere stata ricoverata recentemente al presidio Da Procida dove sarebbe stata maltrattata ed anche umiliata dagli infermieri, i quali alla sua richiesta di essere pulita, avrebbero reagito deridendola e negandole il servizio.
Stando alla sua testimonianza, non è l’unica tra i degenti ad aver subito tale trattamento.
Non è però la prima volta che la storia di questa donna entra in collisione con la malasanità campana: da ben quattro anni è obbligata a seguire trattamenti dolorosi e frequenti avendo contratto il cancro in una zona delicata del corpo.
La malattia la obbliga a visitare spesso le strutture ospedaliere per sottoporsi ad estenuanti trasfusioni di sangue ma anche a delicate medicazioni, sia a casa che in corsia.
In balìa delle false speranze dei medici, nell’ultimo anno e mezzo è stata ricoverata all’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, al “Pascale” di Napoli e recentemente al Giovanni da Procida. Durante una di queste degenze, M.L. fu mandata a casa a tarda notte, alle 2.30, col freddo invernale.
A causa della delicata condizione della donna e di esperienze pregresse di malasanità, la rabbia dei familiari è giunta al limite arrivando a chiedere addirittura di monitorare le condizioni dei pazienti attraverso un sistema di video sorveglianza.
Una richiesta dettata dalla stanchezza e dall’esasperazione di chi affida la propria vita tra le mani di chi, si presume, abbia scelto una strada fatta di umanità e coscienza.
“La salute è un diritto – sottolineano i figli – Noi paghiamo le tasse ma ai responsabili delle strutture mediche chiediamo solo di avere coscienza: non per spirito cristiano ma semplicemente per un fatto umana”.
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