La vita di 10 grandi scienziati ipovedenti e non vedenti raccontata dal matematico e ricercatore Michele Mele, la nuova promessa di Edizioni Efesto. Oltre i limiti e il buio c’è la scienza: Michele Mele si racconta per Zerottonove
La nuova avvincente promessa di Edizioni Efesto è il matematico salernitano Michele Mele e il suo ‘L’Universo fra le dita’, da oggi disponibile in tutte le librerie La Feltrinelli e Ubik.
L’Universo tra le dita
Il saggio, dall’impostazione divulgativa, raccoglie le storie e le scoperte di dieci illustri personaggi del mondo della scienza, vissuti tra la fine del XVII secolo, fino ad arrivare ai giorni nostri. Storie di vita segnate da grandi successi, ma anche da un ostacolo comune: l’ipovisione o cecità. In uno stimolante viaggio temporale, Michele Mele ci trasporta nel passato, con le storie di Nicholas Saunderson, Leonhard Euler, John Metcalf, Francois Huber, Jacob Bolotin e Abraham Nemeth, per poi arrivare alla contemporaneità con Laurence Baggett, Damion Corrigan, Mona Minkara e Henry Wedler.
Oltre l’invisibile
‘L’universo tra le dita’ è una storia di rivincita e d’incredibile forza, una testimonianza concreta capace di andare oltre l’immaginabile o per meglio dire, l’invisibile. Un racconto che non si ferma alla scienza, ma che offre un pezzo di vita dell’autore, in un modo del tutto originale e accattivante. Michele Mele nasce, infatti, con un’eredodegenerazione retinico-maculare, un ostacolo non da poco che non ha però limitato le sue grandi aspirazioni. ‘L’Universo tra le dita’ ha, infatti, come obiettivo primario quello di contrastare i pregiudizi associati ai non vedenti e agli ipovedenti, stereotipi capaci di scoraggiarne l’avvicinamento alle discipline scientifiche.
Un viaggio nella scienza
I primi sei capitoli offerti dal matematico salernitano trasportano il lettore in un viaggio a tutto tondo, con scenari culturali palpitanti, percepibili in ogni angolo del mondo, dall’Inghilterra settentrionale alle rive del Baltico, dalle valli alpine alle distese americane. Negli ultimi quattro capitoli, Mele prosegue il suo viaggio alla ricerca del sapere in un dialogo aperto e appassionante con quattro scienziati ipovedenti o non vedenti dei giorni nostri. Una raccolta preziosa di testimonianze, utili a ripercorre i passi incredibili della scienza e delle vite dedicate a tale scopo. Tra i nomi più illustri appare, tra gli altri, quello di Damion Corrigan, ingegnere biomedico britannico che è stato di recente ideatore di un test ultrarapido per la Covid-19.
Attualmente, Michele Mele è impegnato in un’attività di ricerca che si focalizza sui problemi di Ottimizzazione Combinatoria presso l’Università degli Studi del Sannio a Benevento, oltre a coordinare il progetto ‘Accessibilità all’Arte’ del Touring Club italiano, un’iniziativa basata sulla riproduzione tattile di beni artistici bidimensionali per ipovedenti e non vedenti.
Michele Mele racconta: ‘L’Universo tra le dita’
- Michele, da cosa nasce l’idea di ‘L’Universo tra le Dita’?
‘L’idea per questo lavoro nasce all’inizio del 2020 e molti sono stati i fattori che vi hanno contribuito. Essendo nato con un’eredodegenerazione retinico-maculare, ho sperimentato personalmente molti dei pregiudizi che ancora circondano gli ipovedenti ed i non vedenti e che spesso li allontanano dalle discipline scientifiche, erroneamente considerate a loro inaccessibili. Da buon matematico, ricerco spesso le statistiche aggiornate relative agli ipovedenti ed ai non vedenti, alle loro condizioni di vita e di lavoro per analizzarle e monitorarne i cambiamenti.
Il mio desiderio di oppormi agli stereotipi che ancora limitano e sviliscono il nostro ruolo nella società, il background che deriva dai miei studi scientifici e dalla mia professione di ricercatore in matematica, alcune esperienze personali, nonché il mio amore per la storia, sono la base dell’ispirazione per questo libro, nato anche grazie al fondamentale supporto di una carissima amica, la prima a suggerirmi di scrivere sull’argomento, la dott.ssa Simona Corciulo, con cui abbiamo a lungo discusso dell’opera e dei suoi scopi‘.
- Quanto c’è di tuo nelle storie che racconti?
‘Se si guarda strettamente ai contenuti non vi sono mie aggiunte romanzesche, tutto ciò che racconto risulta facilmente verificabile grazie alla folta bibliografia che occupa le ultime pagine del volume. Le dieci personalità di cui traccio un profilo biografico, scientifico e caratteriale sono state accuratamente selezionate dopo un lungo studio che ha compreso l’analisi di documenti, spesso anche vecchi di secoli, di manoscritti ed articoli specialistici per le sei figure del passato ed interviste per le figure del presente.
Eppure ritengo che, specialmente per chi mi conosce, non sia difficile individuare alcune venature della mia personalità in queste pagine. Credo che in fondo sia inevitabile che l’autore mostri qualcosa di sé, direttamente o indirettamente, quando tratta di argomenti che lo toccano profondamente. Non solo il mio amore per la scienza ed il mio desiderio di contribuire ad abbattere barriere ideologiche, ma anche le suggestioni che scaturiscono dalla mia personale visione dei protagonisti, dei periodi storici e dei luoghi che compaiono in questo saggio costituiscono parte della mia riconoscibile firma su quest’opera‘.
- La scienza come accoglie l’ipovisione o la cecità? Quali difficoltà hai dovuto affrontare, se ci sono state, nel corso della tua carriera?
‘Gli ambienti scientifici sono forse quelli più adatti ad accogliere le persone con bisogni speciali; tuttavia, nonostante i passi avanti registrati negli ultimi anni ed il significativo progresso delle tecnologie assistive, il permanere dei preconcetti ed il conseguente esiguo numero di ipovedenti e di non vedenti che scelgono di intraprendere una carriera scientifica complicano notevolmente la situazione ed alimentano il circolo vizioso.
Provenendo da una famiglia che non mi ha mai costretto sotto una campana di vetro e che ha sempre appoggiato le mie scelte, mi sono spesso scontrato con individui che ritenevano che, soltanto per il fatto di essere gravemente ipovedente, non fossi all’altezza delle sfide a cui andavo incontro, che semplicemente non potessi avere successo come gli altri, tra di essi persino un insegnante convinto che la matematica non facesse per me.
Per fortuna ho anche incontrato persone sensibili che hanno saputo e voluto vedere in me non l’ipovedente ma lo studente prima ed il ricercatore poi: tra queste gli operatori del Centro d’Ateneo SInAPSi dell’Università di Napoli ‘Federico II’, il Prof. Pasquale Avella, con il quale conduco la mia attività di ricerca presso l’Università degli Studi del Sannio, e la Prof.ssa Veronica Gavagna, rinomata studiosa della storia della matematica, docente presso l’Università degli Studi di Firenze, che ha impreziosito il libro con la sua prefazione‘.
- Cosa pensi possa offrire “L’Universo tra le Dita’’ ai lettori?
‘Certamente un messaggio di speranza, un sentimento positivo di cui abbiamo decisamente bisogno. Lo stile divulgativo del libro permette a tutti, anche a chi non ha intrapreso un percorso di studi scientifici, di seguire queste vicende, affezionandosi ai protagonisti ed assorbendo il messaggio positivo racchiuso in queste pagine‘.
- Hai già in cantiere nuovi progetti?
‘I progetti sono tanti, in primis la mia attività di ricerca, ma anche il naturale prosieguo, ben oltre il libro, del mio impegno contro la ghettizzazione sociale delle persone con bisogni speciali. In quest’ottica rientra perfettamente il progetto “Accessibilità all’Arte” del Touring Club Italiano, un’iniziativa di cui sono creatore e coordinatore, il cui obbiettivo è la creazione di riproduzioni tattili di beni artistici bidimensionali per ipovedenti e non vedenti‘.