A cura dell’ Avv. Luca Monaco
Con sentenza n. 45935/2013, depositata in data 15 novembre c.a., la Suprema Corte ha postulato il principio in base al quale ospitare nella propria abitazione una prostituta, consentendole all’ interno l’attività di meretricio, integra l’ipotesi delittuosa di favoreggiamento della prostituzione.
Nel caso di specie, all’ indagata veniva sequestrato il succitato immobile, in fase di indagini preliminari, ritenendo che dalla disponibilità dello stesso potesse derivare la reiterazione della condotta incriminata.
L’istanza di riesame, presentata dalla stessa, veniva rigettata dal Tribunale del Riesame di Lecce, ragion per cui la predetta ricorreva personalmente per Cassazione, lamentando l’inosservanza e l’erronea applicazione della legge penale in relazione agli artt. 3 n. 2 e 3 n. 8 della Legge n. 75/58.
In dettaglio, l’indagata rilevava nel ricorso come l’attività di ausilio della prostituzione altrui fosse prestata soltanto a titolo del tutto amicale e non integrante, pertanto, qualsivoglia ipotesi delittuosa.
Tale tesi non persuadeva, però, il Collegio degli Ermellini che, anzi, nel dichiarare manifestamente infondato il ricorso (e, pertanto, inammissibile) sottolineavano due circostanze, suscettibili di pesare sul quadro indiziario a carico della ricorrente: la piena consapevolezza dell’attività di meretricio posta in essere dall’ amica ospitata e, in secondo luogo, la circostanza per la quale l’attività di prostituzione fosse svolta proprio nella casa abitata dall’ indagata ed in sua presenza.