Il 2015 è stato l’anno del boom delle compravendite e dei negozi dell’usato: da un lato perché è tornato di gran moda il vintage in tutti i settori, e dall’altro perché la crisi ha spinto molte famiglie a tagliare sui beni superflui ma anche su quelli essenziali
[ads1] Compravendite, sono nate più di 3300 imprese su tutto il territorio nazionale con questo fine commerciale: vendere merce usata.
Se si guarda alla nascita di queste nuove imprese, secondo i dati della Confcommercio di Milano, si evidenzia che il 52,9% sono dedite soprattutto alla vendita di mobili, mentre il 29,9% invece si occupa di abbigliamento.
La Campania e in particolare Napoli si distinguono nel panorama nazionale per avere una delle più alte percentuali di negozi dell’usato, nei quali si può trovare in particolare un vasto assortimento di libri ma anche di altri oggetti che attirano anche collezionisti di pezzi rari, come ad esempio per i mobili di antiquariato e suppellettili varie.
Nei mercatini dell’usato e nei negozi dove si tratta merce di seconda mano si trova davvero di tutto: dall’abbigliamento per adulti a quello per bambini, dalle calzature all’oggettistica, dall’antiquariato all’arredamento, agli elettrodomestici fino ai libri e molto altro.
Se un tempo proprio questi negozi rappresentavano luoghi confusionari dove bisognava “scovare” l’oggetto, oggi, invece, si presentano molto ordinati, per agevolare la scelta di quello di cui si ha bisogno e a volte si realizzano anche veri e propri affari.
Lo stesso sta accadendo con i siti di annunci che sono stati inondati da chi vende e compra oggetti usati di qualsiasi tipo. Proprio la Campania occupa uno spazio importante all’interno di questi portali, e anche sui principali siti del settore come Usato.it c’è la possibilità di inserire annunci gratuiti per Napoli e provincia, a conferma di un trend in ascesa, visto che gli utenti campani (e più in generale quelli italiani) preferiscono cercare, acquistare e vendere gli oggetti usati nelle vicinanze della propria città.
Lo sviluppo del mercato dell’usato è anche un grande incentivo a consumare meno materie prime ed è stato calcolato che a questo ritmo la diminuzione delle emissioni di CO2 è pari a 100 mila tonnellate e 23 mila sono quelle invece di oggetti recuperati per essere rivenduti.
E’ un chiaro segno di cambiamento dei consumi e dell’incentivo alla cosiddetta economia circolare insieme alla quella “condivisa”, meglio nota come la sharing economy. [ads2]