Coldiretti, ad Aquara (SA) rinasce la farina con l’Antico Grano Saragolla 100% italiano da agricoltura biologica certificata
Rinasce ad Aquara, in provincia di Salerno, la produzione di Grano Saragolla, un’antica varietà di grano duro da agricoltura biologica certificata, 100 per cento italiana. A produrla, in una zona particolarmente vocata, l’azienda agricola Cinzia Maucione, presidio Campagna Amica di Coldiretti Salerno.
Ad Aquara, l’azienda ha piantato questa antica varietà di grano creando una filiera corta trasparente: il grano, prodotto esclusivamente nel territorio aquarese, viene raccolto, pulito in loco e trasformato in farina per essere venduto – tra l’altro – ai mercati campagna Amica della provincia di Salerno.
“La volontà e le idee dei nostri agricoltori sono straordinarie – sottolinea il direttore di Coldiretti Salerno Enzo Tropiano – molti imprenditori stanno investendo sulla produzione dei grani antichi soprattutto nelle aree interne della provincia dove si sta rimettendo in moto un’economia agricola sempre più redditizia. Tutto all’insegna della pasta 100% italiana, marchio di autenticità a garanzia anche dei consumatori”.
Il grano saragolla fu introdotto nell’Italia centrale nel 400 d.C. e il nome significa “chicco giallo”. Attualmente il saragolla sopravvive solo in determinate aree dell’Abruzzo, del Sannio e della Lucania, grazie all’opera di singoli contadini che hanno continuato a seminarlo. Si tratta di un grano a ciclo precoce, duro e ambrato e presenta un fusto alto fino 180 cm. Rispetto ad altri tipi di grano resiste molto di più ai parassiti e si presta quindi molto bene alla coltivazione biologica. Nutriente, salutare e altamente digeribile, è particolarmente apprezzato dagli intolleranti ai prodotti del grano comune per la sua bassa quantità di glutine.
L’Italia – secondo i dati Coldiretti – è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con 4,3 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3 milioni di ettari che si concentra nell’Italia meridionale. Gli italiani sono i maggiori consumatori mondiali di pasta con una media di 23 chili all’anno pro-capite.
“Il recupero di antiche varietà – conclude il direttore Tropiano – salvaguarda anche il Made in Italy che subisce spesso la concorrenza sleale delle importazioni dall’estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese. Le aziende agricole che coltivano grano sono baluardi contro questa contro concorrenza sleale e contribuiscono a scongiurare l’abbandono e il depauperamento delle aree interne”.