In tanti (anzi, in tantissimi) si sono recati al cinema per “apprezzare” sul grande schermo l’ultimo film di Checco Zalone, dal titolo Sole a catinelle. Ennesimo record battuto, nonostante il periodo di crisi: ma è questo il cinema italiano che merita di essere visto, celebrato e ricordato?
Checco Zalone entra nella classifica dei film più visti di sempre in Italia, battendo se stesso e sbancando per la seconda volta di seguito i botteghini con il suo Sole a catinelle.
Evviva, dunque! C’è crisi, ma la gente per Checco Zalone li spende volentieri 8 euro, così come per seguire la squadra del cuore o per assistere al concerto dell’artista o della band preferita – in questi ultimi due casi i costi possono essere molto più elevati, “ovviamente”.
Siamo però al paradosso: il cinema italiano, quello che ha prodotto negli anni capolavori d’eccezione che ovunque nel mondo ancora c’invidiano, verrà ricordato nelle classifiche anche grazie a Checco Zalone: proprio il suo ultimo prodotto cinematografico punta a battere i record d’incassi dei due film più visti in assoluto nel nostro Bel Paese, Titanic e Avatar – quest’ultimo ha incassato ai botteghini ben 65 milioni di euro – e l’impresa non pare tanto difficile, arrivati a questo punto.
Resiste, al terzo posto, La vita è bella di Roberto Benigni: il film vincitore di ben 3 premi Oscar risulta essere l’unico apprezzato a livello mondiale – ad equilibrare, all’ottavo posto, Pinocchio che fu candidato ai Razzie Awards come film peggiore – mentre tutti gli altri nascono come cine-panettoni e tali restano, nonostante alcune scene “cult” che ancor oggi girano frequentemente tra gli utenti del web di ogni età.
Ma è questo il cinema italiano che merita di essere ricordato nelle classifiche?
Parliamo al presente: un film come quello di Giovanni Veronesi, sicuramente più “interessante” per contenuti e per livello generale, che vanta un attore come Elio Germano – premiato anche a Cannes nel 2010, dopodiché nessun riconoscimento per gli italiani – ha incassato poco più di 800 mila euro. Insomma, le briciole dei pop-corn rimaste nelle sale che hanno trasmesso Sole a catinelle.
L’Italia, che ha donato negli anni dei veri e propri capolavori al cinema mondiale – da Leone a Fellini, da Monicelli a De Sica e Rossellini – non può “vantarsi” di tale record né dei paragoni (fortunatamente rispediti al mittente) tra Zalone e Totò o Alberto Sordi.
Checco Zalone è, per carità, un bravissimo comico e può andar fiero del successo e dell’affetto dimostratogli da tutti i suoi estimatori sparsi per lo Stivale: ma io,come me altri, non andrò a vedere un film che fotografa un’Italia così com’è, nelle sue sfaccettature più ridicole.
Proprio pochi giorni fa gli editorialisti/bloggers de Il Fatto Quotidiano hanno dato sfogo alle loro idee sul film, dicendo sia perché sarebbero andati a vederlo – firma di Pierluigi Giordano Cardone – sia perché non sarebbero andati a vederlo – firma di Giovanna Trinchella. Tra gli aspetti positivi c’è, ovviamente, quello dello “sperare di ridere di gusto su battute che non riguardino Berlusconi, la politica, annessi e connessi vari”. E detta così sembra una bella cosa, se non fosse che il concetto inizia con una parola: “sperare”, confidare cioè nel buon esito del confronto film – spettatore. Nulla di certo, insomma, ma sicuramente meglio di niente.
Personalmente, però, se proprio dovessi sperare lo farei per cose realmente utili: per ridere ci sono gli amici, gli affetti, i parenti (almeno nella maggior parte dei casi), e sicuramente 8 euro li spenderei per andare in una pizzeria in compagnia di tanti amici, piuttosto che per vedere un film “sperando di ridere”.
Anche perché il cinema italiano, quello vero, è un’altra cosa: a noi stessi l’unico “vanto”, se così possiamo definirlo, di aver dimostrato la tesi e l’antitesi su come il cinema è e come invece è stato, e avrebbe dovuto essere ancora oggi.
Fortuna che esistono ancora esempi validi, quali il già citato L’ultima ruota del carro di Veronesi, L’arte della felicità – progetto di assoluto valore interamente made in Napoli, che già tanto successo ha riscosso tra i critici a Venezia, in uscita nei cinema – e tanti altri film che continuano a dare ossigeno alla vera pellicola made in Italy.
Perché purtroppo la crisi non è esclusivamente economica, ma anche, o soprattutto, di valori e cultura.