Gabo, così chiamavano amici e familiari Gabriel Garcìa Marquez, fu scrittore e giornalista
Nato il 6 marzo del 1927 ad Aracataca, Colombia, figlio maggiore di Gabriel Garcìa un telegrafista, passò l’infanzia con i suoi nonni, che presto si trasformarono in personaggi delle sue novelle. Iniziò a studiare diritto all’Università Nazionale di Bogotà, però le sue doti creative lo spinsero a lasciare per poi laurearsi in giornalismo, regalandoci così con “Cent’anni di Solitudine” un’ opera maestra non solo della letteratura del XX secolo ma di tutta la letteratura universale, votata durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel marzo del 2007, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancha di Miguel de Cervantes.
“Cent’anni di solitudine ” narra le vicende della famiglia Buendia e la fondazione di una città : Macondo.
Un racconto perduto nel tempo, dove la storia di questo fittizio paese, Macondo, che tanto ricorda Aracataca, paese natale dell’autore, si intreccia con quella della famiglia Buendia. José Arcadia Buendia, il capostipite, lo fondò dopo essere scappato da Rioncha perseguitato dal rimorso materializzatosi nel fantasma dell’uomo da lui ucciso per difendere il proprio onore. Questo infatti, era stato macchiato dalle dicerie della gente dovute al rifiuto di Ursula Iguaran, sua moglie, a consumare il loro matrimonio incestuoso – i due erano cugini – per paura che potessero nascere figli con la coda di maiale, così come gli avevano annunciato, in modo quasi profetico, i loro parenti.
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Un’ Opera frutto di una fantasia vivace che racconta le vite di 7 generazioni della famiglia Buendia e del loro piccolo paese con una storia che si sviluppa in diverse cornici temporali, mediante una tecnica narrativa ispirata dallo scrittore argentino Jose Luis Borges, per poi concludersi in maniera inaspettata, forte e sconvolgente dopo pestilenze , guerre, invasioni e invenzioni che vedono cambiare Macondo, la famiglia Buendia e l’intero mondo.
Solo un genio letterario poteva riuscire ad intessere una siffatta trama, che ha poi rappresentato il pilastro di un nuovo filone letterario qual è il “realismo magico“, in cui l’elemento fantastico emerge insospettato nello scorrere di un realistico quotidiano, e che ha avuto anche il pregio di avvicinare milioni e milioni di persone alla buona letteratura: tradotto in trentasette lingue, ha venduto più di 20 milioni di copie.
Ancora oggi molti di noi fremono di emozione ripensando al colonnello Buendia che di fronte al plotone di esecuzione: ” si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.”