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Cementi abusivi: quale futuro?

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Cementi abusivi: quale futuro?

Tantissimi chilometri quadrati di cemento abusivo infangano il territorio e la legalità del nostro Paese. Nonostante la forte crisi del settore edilizio, sono infatti in netto aumento le costruzioni abusive,tra cui ville, ampliamenti di edifici già presenti e innumerevoli complessi immobiliari estranei alla legge. Tra il 2003, anno dell’ ultimo condono, e il 2012 sono state costruite numerosissime case abusive per un giro d’ affari da miliardi di euro.

È ancora questa la situazione in cui ci si ritrova agli inizi del 2013, in un Paese come l’ Italia dove l’abusivismo edilizio si mescola con le attività criminali, che diventano sinonimo di degrado paesaggistico e di pericolosi rischi ambientali. Nonostante assistiamo all’attivazione contro questo fenomeno da parte di tutte le procure prende sempre più piede la “cultura della demolizione”, si riscontra un clima di resistenza e ostilità da parte di molti comuni, le cui amministazioni non procedono alle demolizioni ma favoriscono in qualche modo l’ abusivismo edilizio. Siamo dinanzi ad uno scenario di illegalità dove sono gli stessi sindaci a farsi garanti di tali abusi, seguendo scelte politiche di fondo che vanno contro i principi stessi delle leggi. A ciò si aggiunge che queste costruzioni alimentano le ecomafie  che si intrecciano nel ciclo illegale del cemento.

Un caso emblematico del dissennato uso ed “abuso” del territorio per tali costruzioni e delle mancate demolizioni in Italia è rappresentato dalla Campania. L’ordine dei geologi campani sostiene che l’88% del patrimonio edilizio campano si è sviluppato in zone a rischio sismico e idrogeologico. Il dato più allarmante è che il 78% della popolazione vive in queste abitazioni. Una pressione spaventosa che non risparmia neanche il Parco Nazionale del Vesuvio, deturpando con moltissimi manufatti abusivi il paesaggio e buona parte dell’area protetta. Svariate sentenze di demolizione sono già state emesse, ma si attende il giorno dell’abbattimento già da diversi anni, senza ottenere ancora oggi alcuno o pochissimi risultati. Basta dare un’occhiata agli agglomerati urbani che si estendono dal Vesuvio all’Agro Nocerino per rendersi conto di quanto è radicato e consolidato il fenomeno. In questi territori, secondo i dati delle polizie municipali, negli ultimi sette anni più di trecentomila metri quadrati di terreno agricolo sono stati cementificati illegalmente e anche qui si tarda a demolire. Un fenomeno reso possibile dalle preoccupanti connivenze fra chi gestisce gli uffici tecnici comunali, la parte politica che amministra e i privati che costruiscono.

La Campania si piazza fra le prime regioni a maglia nera per il cemento illegale e in molti si chiedono cosa fare. Per l’innumerevole quantità di edifici abusivi è impensabile un abbattimento totale: bisognerebbe quindi mirare a una riqualificazione urbanistica complessiva basata su una giusta pianificazione, che veda nella collettività e nella sicurezza del territorio le sue fondamenta, con la viva speranza che non si ripropongano nuovi condoni a ingrossare il fenomeno.