Cellule staminali e Scuola Medica, oggi l’ultima giornata del convegno voluto dall’Ordine dei Medici di salerno con la presenza del Ministro Lorenzin
“I molteplici volti delle cellule staminali”: è questo il tema del convegno internazionale che chiude oggi “Le Giornate della Scuola Medica Salernitana”, evento annuale organizzato dall’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della provincia di Salerno, giunto alla sua XV edizione.
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L’incontro è partito alle ore 8.30 e terminerà alle 19 presso il Grand Hotel Salerno (Lungomare Tafuri 1, Salerno).
“Nell’edizione di quest’anno – spiega il Presidente dell’Ordine Medici Salerno, Bruno Ravera – importante è il convegno sulle cellule staminali, con la partecipazione dei maggiori studiosi di questa affascinante e controversa realtà. Queste particolari cellule sono infatti in grado di moltiplicarsi e differenziarsi in cellule di diversi tessuti, dando origine a vari tipi di cellule presenti nell’organismo. Di qui il pensiero e la speranza che il loro impiego potrebbe consentire di intervenire sul decorso di patologie di difficile o impossibile trattamento (diabete, Parkinson, Alhzeimer, sclerosi multipla, distrofie muscolari, malattie cardiache e tumorali)”.
Con il Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno Bruno Ravera, in sala anche il direttore generale A. O. U. OO.RR. San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona Vincenzo Viggiani, il direttore generale ASL Salerno Antonio Squillante, il rettore dell’Università degli Studi di Salerno Aurelio Tommasetti, Mario Capunzo, il consigliere del presidente della Giunta Regione Campania per i temi della Sanità Raffaele Calabrò e Ruggero De Maria Marchiano, direttore scientifico Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena” di Roma.
Dopo la prima sessione “Aspetti bioetici e regolatori”, moderata da Liana Harvath – FormerOfficial, U.S. Food and Drug Administration e Alessandro Nanni Costa – Centro Nazionale Trapianti (Ministero della Salute di Roma), è atteso il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
La seconda sessione, dedicata al tema “Cellule staminali: dalla ricerca all’applicazione clinica”, sarà moderata da Angelo Massari, direttore del Dipartimento Patologia Clinica e Medicina Trasfusionale del Ruggi, con Paolo Barone (ordinario di Neurologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Salerno).
Alle ore 15, invece, il convegno riprenderà insieme a Gregorio Laino (Istituto di Chirurgia Orale e Maxillo-Facciale, Seconda Università di Napoli); Umberto Galderisi (Biologia Molecolare Seconda Università di Napoli); Gianluigi Condorelli (Istituto Clinico Humanitas e Cattedra di Cardiologia, Università di Milano). Modereranno Generoso Andria (ordinario di Pediatria, Università Federico II di Napoli) e Giuseppe Di Benedetto (direttore Dipartimento Cuore Azienda O.U. S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona – Salerno).
“Il lato oscuro delle cellule staminali” è poi il tema della quarta sessione , che coinvolgerà illustri relatori come Robert Clarke – University of Manchester (Cellule staminali precursori di cellule tumorali – tumori solidi); Alfonso Maria D’Arco – Direttore S.C. Medicina Interna e Oncoematologia Ospedale Umberto I – Nocera Inferiore (Cellule staminali in ematologia); e Silvana Morello – Dipartimento Farmacia Università Salerno (Aberrante differenziazione di cellule staminali ematopoietiche nel tumore).
Secondo il professore Miele, “La tematica che stiamo trattando è quanto mai importante. Lo testimoniano i tantissimi studi clinici che vengono condotti sulle cellule staminali. Attualmente esistono 31.313 ricerche scientifiche inerenti le staminali, ma solo 302 sono gli studi clinici condotti su pazienti umani. La media, dunque, è di 1 studio su 100. Siamo ancora allo stadio fortemente sperimentale. La speranza, ovviamente, esiste, ma non bisogna alimentare inutili e pericolose illusioni nella gente. Bisogna portare avanti studi clinici ben controllati”.
Successivamente, aggiunge: “Negli Stati Uniti e nei Paesi Nord Europei non è possibile fare uno studio clinico senza adeguati controlli regolatori. La FDA (Food and Drug Administration), dove ho lavorato, è tuttora il miglior esempio internazionale di come sia possibile fare studi clinici anche rischiosi, attraverso protocolli ben controllati. Negli USA non è possibile fare un trattamento clinico nuovo senza avere l’autorizzazione dall’FDA. In America, però, rispetto all’Italia, non esistono lungaggini burocratiche. Tutto è molto più veloce, lì a decidere è solo la FDA, avvalendosi di un pool di esperti. Non è possibile alcuna intromissione della magistratura nella valutazione della fase autorizzativa, perché si dà per scontato che un giudice non possa avere la sufficiente competenza per cambiare il parere di esperti del settore. In Italia, penso al Caso Stamina, la magistratura può interferire e bloccare o sbloccare un trattamento. In America sarebbe impensabile”.