Termina come è iniziato il nostro Campionato Europeo. Dall’esordio alla finalissima sempre con la Spagna. Un revival della prima partita e l’occasione di una rivincita, ripensando al torneo di quattro anni fa. Un Europeo che consacrò la Spagna campione, capace di vincere il Campionato del Mondo due anni dopo. Ce la giocheremo con la Nazionale più forte al mondo, probabilmente. Con la voglia di confermare quanto di buono visto sinora; con una fame di vittorie di un gruppo per nulla appagato dalle buone prestazioni; col desiderio di dare un calcio a tutte le polemiche che hanno accompagnato il cammino degli Azzurri fin dall’inizio della manifestazione. E dimostrare una volta in più cosa vuol dire essere italiani. Perché di certo ora ci vorranno far credere che il nostro calcio non è in crisi, perché ci giochiamo una finale importantissima.
Ma questo è solo l’inizio di un percorso ben più lungo che, partendo dal gioco, potrebbe portare ad un importante rinnovamento del nostro calcio, se i vertici saranno d’accordo.
Come volevasi dimostrare, la corsa al titolone e alle lodi prosegue. Ora perfino Balotelli, per la stampa e le tv, da bad boy, sprecone, insolente ed asociale è diventato l’eroe dello stivale. I “negri italiani” ci sono, per rispondere ai cori di qualcuno che magari adesso sta festeggiando con tanto di po-po-po, in più a volte ci mandano in finale all’Europeo. Mario Balotelli, potenzialmente il più grande talento della storia del nostro calcio, che il 28 giugno 2012 ha messo un’altra tacca su una carriera già straordinaria.
Tantissima Italia, dalle vette inarrivabili di Pirlo in giù. Chi l’avrebbe detto. Una Nazionale che non ha avuto bisogno di furbizie, pur soffrendo nei primi e nei tremendi minuti finali. Grande concentrazione e capacità di sfruttare i pochi errori degli avversari. E in più la capacità di palleggio, di controllo, di soffrire senza rischiare troppo. Quella di Prandelli si è rivelata nei momenti decisivi una grandissima Italia, che si è meritata ogni risultato raggiunto finora.
Se prima della gara di Varsavia, i tedeschi ci temevano come la più grande disgrazia che gli potesse capitare, adesso siamo il loro vero incubo sportivo.
Come sembra lontano nel tempo, per fortuna, quel 1 giugno a Zurigo, in cui l’Italia di Prandelli rimediava un imbarazzante 3-0 in amichevole contro la Russia, a soli quattro giorni dall’esordio ufficiale.
Gli Italiani sanno dare il meglio quando sembra che tutto sia perso e quando sembriamo impreparati all’impegno che dovremo affrontare, nella vita come nello sport. Come in questo caso in Polonia e Ucraina.
Gli Italiani danno il meglio di sé solo quando sono costretti o è necessario. Con buona pace dei moralisti di mezzo mondo che non riescono a capirci e rimangono continuamente sorpresi.