La nostra passione è a tinte biancoblu: parliamo della Cavese, la squadra di Cava de’ Tirreni, quella che gioca al Simonetta Lamberti una domenica sì e una no
Ma qual è la storia della Cavese, per il quale tante bandiere sventolano e che tanti cuori ha ghermito? Quali le sue più alte imprese, quali i momenti storici da ricordare, da mettere nella nostra bacheca con gli occhi quasi commossi?
Sì, perché è questo che fa, il calcio: unisce tutto il mondo sotto la bandiera della passione e della commozione, pieno di storie da tramandarsi di padre in figlio e di giochi che potrebbero coinvolgere anche noi. Certo, perché anche le scommesse calcio ci aiutano a mantenere alta la palla dell’adrenalina, non solo seguire la nostra squadra sugli spalti: possiamo scommettere su tanti eventi, sia della squadra che tifiamo sia delle dirette concorrenti (per una sana dose di “gufaggio”!) e rendere il nostro tifo ancora più coinvolto.
Piazzare una scommessa sulla Cavese: ci avete mai pensato?
Nelle prossime righe vedremo insieme una carrellata di momenti che hanno legato il nostro cuore a questa squadra, fin dalla sua fondazione, nel glorioso 1919.
DALLA NASCITA DI UN MITO AI GIORNI NOSTRI
L’Unione Sportiva Cavese vede i suoi natali, come detto, nel 1919: inizialmente non si trattava di una società molto popolare, come spesso accade nel calcio. Alle origini dell’organizzazione del gioco, infatti, c’è sempre un certo tipo di borghesia: di certo non parliamo di calcio giocato, perché sarebbe un errore davvero imperdonabile, dato che il calcio è senza dubbio uno sporto molto proletario.
Ma quando parliamo dell’organizzazione in società, dell’organizzazione di tornei e di calcio professionistico, difficilmente potremmo allontanarci da chi possedeva un po’ di soldi e pure da chi non aveva alcuna necessità di guadagnarne giocando al pallone. Ma questa è un’altra storia, che possiamo ben approfondire anche grazie alla serie TV “The English Game”.
Torniamo alla nostra Cavese: la società nasce non solo come calcistica, ma si trattava di una polisportiva (come spesso accadde, per le odierne società di calcio). Dalla sua formazione è stata una squadra che ha cercato di arrivare ai massimi livelli con estremo sforzo ed alterne fortune: talvolta non è riuscita ad iscriversi a nessun campionato per mancanza di fondi, come accadde proprio alla fine del secondo conflitto mondiale, oppure a essere rimbalzata in leghe minori.
Fallita due volte nel corso della sua storia lunga ormai più di cento anni, è sempre riuscita a risorgere dalle proprie ceneri, tanto che il simbolo della squadra potrebbe essere non l’aquilotto, stemma ufficiale della compagine biancoblu, ma una fenice, in grado di tornare sempre a far risplendere le sue ali di fuoco nell’aria, rinascendo dalle proprie ceneri.
Una storia coronata, nel 2017, con l’accesso alla Serie C, di nuovo in un campionato professionistico, dopo aver militato in Serie D per qualche anno.
E la Serie C è quella in cui milita ancora oggi, forte di radici tanto profonde e di un nuovo presidente che, dal 2017, ce la sta mettendo davvero tutta per dare alla Cavese il posto che le spetta: Massimiliano Santoriello potrebbe davvero essere l’uomo del futuro, per questa squadra.
Non possiamo che continuare a tifarla, da vicino o da lontano, e sperare di conquistare, un giorno, la tanto agognata Serie B.