Una storia triste quella di Giovanni Di Mita, 37 enne cavese diventato clochard non per scelta ma necessità.
Nel 2009 fu licenziato dall’impresa di pulizie presso la quale lavorava, e da allora per il signor Giovanni è iniziato l’inferno. Senza un lavoro sicuro non era più in grado di affrontare le spese di affitto, 300 euro mensili. La liquidazione ricevuta finì molto presto e il pover’uomo si ritrovò senza un tetto sicuro, finendo per strada e costretto a vivere in un automobile. In questa disavventura abbandonato da tutti, l’unica che non lo ha mai abbandonato è Mary, la sua fedele cagnolina.
Il Comune di Cava de’ Tirreni decise di intervenire affidando Di Mita ad una Comunità di Recupero Tossicodipendenti, dandogli così un tetto e un pasto sicuro. Purtroppo però, il povero Giovanni denunciò da subito svariati maltrattamenti da parte dei comunitari che pare non lo avessero mai accettato nel gruppo, schernendolo ed approfittando di quel suo carattere pacifico. Neanche l’intervento del consigliere comunale servì a far placare le aggressioni, che accompagnando personalmente Giovanni in comunità pensava di farlo accettare da tutti. Fu tutto inutile perché i maltrattamenti raddoppiarono e furono indirizzati anche alla sua cagnolina.
La dura decisione di lasciare per sempre quella comunità, giunse proprio quando alcuni tossicomani tentarono di avvelenare la sua Mary, con dei farmaci.
Ora Giovanni è tornato a stare per strada, in auto, sfidando ogni giorno il freddo e il buio della disperazione. Non è possibile che non ci siano altre soluzioni. E’ davvero troppo chiedere di poter “vivere”? Perché stare in un automobile senza le necessarie condizioni igienico sanitarie, non è vivere.
La triste storia di Giovanni non è la prima e purtroppo, se si continua di questo passo, non sarà nemmeno l’ultima.