In località Li Curti, frazione di Sant’Arcangelo a Cava de’ Tirreni, numerosi gatti sono stati ritrovati morti per aver ingerito bocconi contenenti del veleno, misti a frammenti di vetro, che assicuravano ai poveri felini una morte atroce. Come se non bastasse, i poveri felini venivano buttati, ancora agonizzanti, nelle pattumiere o in qualche cespuglio poco in vista.
L’unico “reato” addebitabile ai gatti era quello di far visita al giardino di qualche abitazione privata. La pena, però, è stata spropositata, tanto che il carnefice non ci è andato per il sottile; eppure gli stessi mici erano tanto amati dagli abitanti del posto, che li coccolavano con cibo e acqua, oltre che essere un ottimo deterrente naturale contro i topi.
Purtroppo, non è la prima volta che accade qualcosa di così spiacevole, già in passato infatti si era verificato un caso analogo. Al codardo, il monito di fermare subito questo scempio o potrà infastidire non solo gli abitanti del luogo e gli animalisti, ma incorrere in seri problemi con la giustizia: la legge 189/2004, per chi non lo sapesse (pardon, la legge penale non ammette ignoranza, art 5 c.p.!), punisce “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale […] con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi”.
Alla sanzione penale potrebbe aggiungersi una “pena accessoria” del tutto particolare, che porta la firma di Bastet. Non si tratta di un/a nuovo/a parlamentare, ma della temibile dea gatto, che, a tutela dei suoi protetti, ha lasciato in eredità al mondo la sua maledizione. Vale la pena scomodare gli antichi egizi?