Si è tenuto questa mattina a Cava de’ Tirreni, un corteo cittadino a difesa del nosocomio metelliano. Nonostante la gravità della situazione, poche le adesioni
[ads1] Cava de’ Tirreni – Sono rimasti delusi quelli che si aspettavano una grossa mobilitazione al corteo di questa mattina. La risposta della cittadinanza alla manifestazione di protesta contro il ridimensionamento dell’ospedale, purtroppo, è stata scarsa. Meno di 500 persone verso le 9 di stamani, si sono riunite davanti all’Ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo, per protestare.
Un problema, questo, che affligge i cavesi, e non solo, da diverso tempo, tanto che di cortei a difesa dell’ospedale, ce ne sono stati già diversi in passato.
Tra i presenti, Michele Mazzeo del Partito Comunista che ha dichiarato: «È bruttissimo dire ve l’avevamo detto, noi lo stiamo dicendo da 5 anni, ed ora siamo ai titoli di coda. Adesso ci sono ancora dei margini. Stamattina ho protocollato una lettera al sindaco richiamandolo a un articolo di legge che gli consentirebbe di fare un’ordinanza urgente per bloccare tutto questo e prendere tempo e trovare soluzioni più eque. Perdere questi reparti significa perdere l’ospedale. Qualcuno ancora ragiona sulla salvezza del pronto soccorso, è un falso. Il pronto soccorso senza i reparti di appoggio non esiste h 24, quindi questo è un altro imbroglio che si fa alle spalle dei cittadini».
Anche l’ex sindaco, Marco Galdi, era presente: «Sono qui per condividere con i cittadini di Cava che hanno a cuore le sorti del nostro ospedale, un atto di protesta civile, perché quello che sta accadendo, purtroppo, credo sia solo un inizio di smantellamento di un ospedale che per oltre 500 anni ha garantito la salute ai cittadini. Credo che la soluzione ci sia, l’ho segnalato da ormai da una decina di giorni. Ritengo che il Presidente della Regione, ma anche il Sindaco, abbia un potere di ordinanza previsto dall’art. 32 comma 3 della legge 833/78, che gli consente interventi in deroga alla legge, per garantire la salute dei cittadini».
Il sindaco Vincenzo Servalli, sulle possibili soluzioni, ha così risposto: «Dobbiamo parlare di cose serie, non possiamo scherzare. L’ufficio legale del Comune sta lavorando su questa ipotesi, ma i primi segnali sono d’inutilità di un provvedimento del genere. Io sono disposto a fare qualsiasi cosa, che abbia però un senso, che abbia una valenza».
Sempre secondo il primo cittadino, il problema viene da lontano, e ce l’ha spiegato così: «Lo sapevano tutti che il primo è che il 25 giugno del 2015 sarebbe entrato in vigore il d.l numero 161 che recepiva la normativa comunitaria del 2013. Lo sapevano da anni i principali responsabili politici e tecnici dell’ospedale. Si è arrivati a questo 25 novembre completamente impreparati: nessuno ha fatto niente, lasciando il “cerino” in mano a quelli che si sono trovati in quel momento ad avere un certo tipo di responsabilità. Con l’entrata in vigore del d.l e si è scatenato il panico e l’operazione, che è stata fatta dalla Direzione Generale dell’Azienda Ruggi, ovvero quella di rafforzare il Ruggi, ha consentito all’ospedale capofila la garanzia di determinati servizi che sono però stati tolti agli ospedali di contorno. Questa, è una manovra contestabile, in quanto il Ruggi è un ospedale già scoppiato, incapace di ricevere il carico di pazienti provenienti anche dagli altri ospedali. Questo piano proposto e attuato dal Direttore Generale Vigiani, ha amareggiato la classe politica della Regione Campania che non si aspettava un provvedimento di questo genere e che ha creato subbuglio in tutti gli ospedali. È servito soltanto a farci intossicare il Natale. La classe dirigente precedente non ha fatto niente, il nostro obiettivo fondamentale è quello di salvare l’emergenza urgenza ovvero quei reparti fondamentali che consentono di poter salvare la vita ai cittadini. Ci stiamo battendo anche per far permanere un punto nascita a Cava de’ Tirreni, ma l’obiettivo principale è garantire l’emergenza urgenza».
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