A ZONzo scopre il Cilento e va a Camerota, un luogo impregnato di storia e arte, nell’attesa di una vera sensibilità in grado di divulgare il suo vivo passato
Camerota, a 190 km da Napoli e a 130 da Salerno, si può raggiunge dall’autostrada A1 fino all’uscita Poderia-Marina, oppure in treno scendendo nelle stazioni di Pisciotta-Palinuro o Centola. In entrambi i casi sarà possibile fare dei tratti stradali immersi nella natura, avendo subito la percezione di luoghi tanto congelati quanto, spesso, mal adeguati alla modernità.
Dopo il viaggio in Cina della settimana scorsa (consulta l’articolo cliccando qui), la prima tappa di A ZONzo alla scoperta del Comune di Camerota si sofferma nel capoluogo, in un percorso storico dettagliato, che ci permette di comprendere controsensi e meraviglie di paesi tutti da valorizzare. Si può passeggiare per il centro storico, ma per comprenderne davvero la storia, occorre farsi guidare, proprio per la complessa stratificazione che lo caratterizza e per la mala gestione del patrimonio. Anche la ricerca di A ZONzo è stata supportata da un giovane camerotano, Vincenzo Di Mauro, che ci ha portato nel cuore del borgo.
Il borgo era pensato in maniera feudale, con il Castello Marchesale come nucleo principale. Con l’arrivo dei notabili nel paese, il centro si è ingrandito, portando a una divisione del territorio tra grandi famiglie. Camerota aveva tutto ciò che fa pensare a una vita ben organizzata: Pretura, chiese, locale dedicato al divertimento (casina ri nobili), carcere. Man mano il paese si è sviluppato con case costruite dagli emigranti nel corso del tempo. Un paese strategicamente diviso. Tra i personaggi più interessanti ricordiamo Gennaro Greco, uno dei rivoltosi dei moti cilentani del 1828, martire trucidato a Portanova a Salerno. Francesco Antonio Serra, molto facoltoso, rivoluzionario anti borbonico, incarcerato per circa 13 anni, visse sempre a contatto con il popolo, aiutandolo concretamente. Senza eredi, la moglie Francesca Mariosa, fece tingere di nero la porta d’ingresso del palazzo alla sua morte, dedicandogli parole di dolore e devozione. I Serra, poi, furono storicamente legati alla chiesa di S. Nicola.
Le orme orientali di Camerota, sono testimoniate dalle chiese, dedicate a santi orientali, come san Daniele Profeta (legato al Vecchio Testamento), e san Nicola di Bari. Particolari per i soffitti in legno, decorate con dipinti su carta, quasi completamente scomparsi. Ciò che quasi infastidisce entrando in questi luoghi di culto è la politica degli anni ’70-’80 che ha praticamente rimosso o nascosto il passato, con pavimentazioni e “restauri” che hanno ormai cancellato per sempre la storia. Camerota è stata in parte abbandonata, in parte brutalizzata dalla mano dell’uomo moderno, salvo pochi casi come don Gianni Citro e don Andrea Sorrentino, che hanno riordinato le opere rimaste. Una delle opere più significative è la pala d’altare di Paolo De Matteis (datata 1711, una delle poche opere firmate), che si trova nella chiesa di S. Nicola: olio su tela, rappresenta la Santissima Trinità tra gli angeli, S. Nicola di Bari e S. Giovanni Battista. All’interno della chiesa si trovano anche un crocifisso ligneo del ‘700, S. Pantaleone, che era già presente nel Castello Marchesale, e S. Filippo Neri. Importante anche il quadro commissionato dai coniugi Serra, che raffigura la Madonna del Buon Consiglio tra gli angeli, con i coniugi Serra in basso. Inoltre troviamo anche un presepe napoletano del ‘700, che fu donato da Gaetano Castelluccio.
Camerota è luogo di arte e artigianato. La terracotta, anche per il tipico terreno argilloso, come in località “Santo Cono”, e poi la musica. Con la famiglia Berardinelli, che abitava nel Palazzo Rosso, così chiamato per il colore della facciata, i giovani camerotani si avvicinavano al mondo musicale, con maestri come Luigi Berardinelli, che è stato alla base della formazione bandistica, tradizione che è radicata nel paese, e altri maestri come Vincenzo Ciociano e Vincenzo Cammarano, che sono stati delle guide. La scuola di musica, come anche l’Associazione Puccini attiva fino agli anni ’90, diventavano dei luoghi di aggregazione e comunicazione, formazione e crescita, per generazioni. Inoltre, le famiglie di una volta, indirizzavano i figli alla musica, perché poteva rappresentare un lavoro, entrando nelle bande, che prima, appunto, erano l’unico strumento di svago e di cultura per il popolo, animando piazze e feste religiose, divulgando anche la musica alta, come l’Opera.
In questo viaggio a ritroso, raccontato con passione e nostalgia dall’operativo Vincenzo, cosa rimane? Si percepisce, si può toccare la stratificazione storica, vari livelli di vita vissuta, di culture diverse e anni trascorsi. La cosa che colpisce, in maniera negativa però, è l’impossibilità di fruire la storia nella sua interezza e integrità. I signori del paese, i cui eredi vivono fuori, lasciano deperire, invece di intervenire o donare al paese. Le amministrazioni e le politiche della Sovrintendenza degli scorsi anni, dimostrano la poca attenzione, spesso l’incompetenza, limitandosi solo a vietare senza mai proporre nuovi approcci. Sono le associazioni, i singoli, i pochi storici e restauratori, esperti d’arte, alcuni parroci, artisti locali, che hanno fatto piccole cose, che però sono state fondamentali per continuare a recepire qualcosa della storia di Camerota. È questa la buona occasione per leggere l’inchiesta sul Convento dei Cappuccini di Camerota (che trovate QUI). Un gran peccato, davvero! In fondo, solo con un maggiore interesse da parte di turisti e appassionati, queste persone che da sempre lavorano per la trasmissione di tradizioni e storia, possono essere stimolati a trovare la grinta e i fondi per riportare, in qualche modo, a una onesta e competente valorizzazione, e rispetto, del luogo in cui sono nati. Oggi sono tante le iniziative culturali che stanno unendo arte e storia con lo scopo d’incuriosire e avvicinare, riportare in auge un tempo che fu.
Visitate il Cilento, imparate a viverlo, a comprenderlo. Comprenderlo anche nei suoi controsensi, nelle sue difficoltà. Incontrate queste persone, belle e uniche, che amano ogni singola pietra del paese, diventate compartecipi della loro disperazione e malinconia. In maniera empatica cercate di salutarli con la stessa speranza che loro vi comunicheranno. Questo è uno dei modi per fare esperienza di Camerota.
A ZONzo continua a camminare nell’Italia e nel mondo, nel Cilento. Alla prossima!