A Calvanico dal 6 al 12 agosto si è svolto l’evento “O’ catuozzo – La carbonaia” organizzato dall’Accademia Mediterranea di Societing.
Nella straordinaria cornice dell’agriturismo I Mulini tale manifestazione intende riportare l’attenzione, in un periodo come quello che viviamo segnato dalla forte crisi economica, su un modello d’economia legato alla ruralità, ovvero il contesto umano più prossimo a quello naturale. L’Accademia Mediterranea di Societing ha proposto, dunque, in una meravigliosa valle dei Monti Picentini, un percorso di avvicinamento alla ruralità contemporanea, vivendo in armonia tra i boschi e riscoprendo l’antica arte dei boscaioli locali tra cui vi è, appunto, “o’ catuozzo”.
“Il societing considera insieme società e marketing; è, per noi, un nuovo modello di sviluppo da cui non si potrà più prescindere. Un modello che considera il consumatore e la sua sempre maggiore attività nei processi produttivi; non c’è più il classico mercato dove c’è chi produce e chi consuma ma ora vi è un sistema società in cui chi consuma deve avere consapevolezza del processo produttivo – queste le parole di Michele Sica, uno dei giovani maggiormente impegnati in questo progetto di “riscoperta” rurale. A Calvanico – prosegue – mi occupo dello sviluppo della nuova ruralità, della nuova economia che può nascere nei contesti rurali, cioè quei contesti che caratterizzano l’Italia del Mediterraneo dove c’è ancora una vocazione alla ruralità, sia essa in agricoltura, nella pastorizia o nel turismo che ritengo attività anche rurale. Bisogna avere grande attenzione alla ruralità perché può ancora offrire molto alla società anche se oggi è un punto debole del vostro sistema, perché nelle piccole realtà, che già vivono lo spopolamento dovuto alla migrazione dei giovani, chi resta è vittima di un sistema con logiche clientelari e politiche mirate solo alla conservazione dello status quo. Quello che ci proponiamo di fare è dare nuove luce al patrimonio rurale, sia esso materiale sia immateriale come le conoscenze degli anziani che corrono il rischio di perdersi. Un esempio è il “catuozzo“: non è un tentativo nostalgico ma volontà di conservazione di una memoria, di una storia che per millenni ha garantito la vita a questi territori e alle persone che ci vivevano”.
Per entrare nello specifico il “catuozzo”, o per meglio dire, la carbonaia (nella foto principale in alto) è l’antico metodo per ottenere il carbone dal legno: viene allestito un pianale con legna grossa al centro e legna sottile tutt’intorno, tale pira viene ricoperta di terra e accesa introducendo il fuoco tramite un’apertura praticata in cima in cui vengono messi dei pezzetti di legno detti “pivezi”. Ogni paio d’ore il “catuozzo” deve essere “governato”, cioè occorre ravvivare il fuoco al suo interno; quando poi si vedrà che i nuovi “pivezi” che vengono man mano introdotti non bruceranno più, il processo sarà concluso e si faranno dei fori nel “catuozzo” per fare fuoriuscire tutto il vapore venutosi a creare all’interno e si raccoglierà il carbone così ottenuto.
L’antica arte del “catuozzo” a Calvanico è custodita da Peppe “O’ Scesciuo“ insieme al fratello Italo, entrambi maestri boscaioli che, appreso dal padre questo mestiere, portano avanti negli anni un’antichissima tradizione. Secondo il racconto di Italo, che ci ha fornito anche le dettagliate informazioni sulla costruzione del “catuozzo”, nei tempi passati si arrivavano a “cuocere” almeno quattro quintali di legna al giorno, con i boscaioli, quindi, costantemente impegnati in quest’attività che diventava un modus vivendi a strettissimo contatto con la natura.
Nel corso di questa settimana intensa si sono susseguite tantissime attività come workshop, escursioni (spettacolare quella alla vetta del Monte Mai, a quota 1622 metri), laboratori, tavole rotonde, che rendono al meglio l’obiettivo dell’Accademia Mediterranea di Societing, cioè quello di svolgere una riflessione a tutto tondo, senza trascurare nessun elemento della ruralità. Interessantissimo, a questo proposito, il laboratorio di panificazione naturale con farine macinate a pietra di grani antichi “carusedda” e “saragolla” ad opera della comunità del cibo Terramadre di Pruno di Laurino nel Cilento.
Entusiasta della manifestazione, giunta alla sua terza edizione, anche Emanuele Merola, proprietario dell’agriturismo I Mulini che trae il suo nome dalla presenza sul territorio, appunto, di un antico mulino con annessa vasca di raccoglimento delle acque che sono stati restaurati e portati a splendore da un lavoro minuzioso, nel pieno rispetto della tradizione.