Nato come progetto di rilancio, dopo essere stato confiscato alla camorra, il Caffè 21 Marzo di Battipaglia ora è il simbolo della burocratizzazione
Il Caffè 21 Marzo è situato in via Gonzaga, a pochi passi dal Palazzo di Città di Battipaglia. Soli pochi anni, nel 2015, questo aveva “riaperto bottega“ grazie al sodalizio di un cospicuo gruppo di giovani, al quale era stata affidata la gestione dell’attività. Il bar era stato confiscato, tempo prima, alla camorra.
Pare, tuttavia, che il Caffè 21 Marzo abbia smesso, dal 20 aprile ad oggi, di essere il simbolo della rivincita della comunità battipagliese, la stessa che ha sofferto, solo nel recente 2013, il commissariamento dell’amministrazione comunale per collusioni camorristiche. Il motivo? Semplice, persino banale. È scaduto il termine dell’affidamento triennale, siglato dai commissari straordinari nel 2015, prima delle politiche che videro Cecilia Francese salire a Palazzo Città.
L’interminabile iter burocratico
Il bando è stato pubblicato il giugno di quest’anno, con la differenza aggiuntiva che l’affidamento è stato dilatato per una durata di sei anni, non più tre. Una sola la candidatura protocollata entro l’11 luglio (termine ultimo): quella della cooperativa “Freadom”. Giunti al mese di novembre, dopo 5 mesi, però la serranda dell’attività resta ancora abbassata.
“Impossibile che un’attività commerciale chiuda il 20 aprile e da lì in poi non si sappia più niente. Impensabile di voler valorizzare questo genere di attività, soprattutto alla luce del fatto che frenare un’impresa, una start-up, vuol dire avere poca sensibilità sulla tema. Si tratta di una responsabilità dell’amministrazione perché non si tratta di un caso isolato, anzi tutt’altro. È la giunta comunale che deve dare l’Ok” – è la dichiarazione di Angelo Mammone, portavoce di LIBERA, che chiede una veloce risoluzione del problema, nonostante le sollecitazioni fatte nel corso di questi ultimi mesi siano risultate vane.